Alessandro nell’Indie, Roma, Zempel e de Mey, 1730

 SCENA XIII
 
 ALESSANDRO e detti
 
 ALESSANDRO
 Per salvarti o regina
 tentai frenar ma invano
 d'un campo vincitor l'impeto insano;
1100non intende, non ode,
 non conosce ragion. La rea ti crede
 e minacciando il sangue tuo richiede.
 CLEOFIDE
 Abbialo pur. Dell'innocenza oppressa
 né l'esempio primiero
1105né l'ultimo sarò. Vittima io vado
 volontaria ad offrirmi. (In atto di partire)
 ALESSANDRO
                                             Eh no, t'arresta.
 Non soffrirò che sia
 oppressa in faccia mia
 Cleofide così. Mi resta ancora
1110una via di salvarti. In te rispetti
 ogni schiera orgogliosa
 una parte di me; sarai mia sposa.
 CLEOFIDE
 Io sposa d'Alessandro!
 Che ascolto mai!
 ALESSANDRO
                                 Di questa agli occhi altrui
1115forse dubbia pietà la gloria mia
 si risente gelosa e basta appena
 regina il tuo periglio,
 perché ceda il mio core a tal consiglio.
 CLEOFIDE
 (Che dirò!)
 ALESSANDRO
                        Non rispondi?
 CLEOFIDE
                                                     È grande il dono
1120ma il mio destin... la tua grandezza... Ah cerca
 un riparo migliore.
 ALESSANDRO
                                      E qual riparo,
 quando il campo ribelle
 una vittima chiede?
 GANDARTE
                                        Eccola. (Scoprendosi ad Alessandro)
 CLEOFIDE
                                                       (O stelle!)
 ALESSANDRO
 Chi sei?
 GANDARTE
                   Poro son io.
 ALESSANDRO
                                           Come fra questi
1125custoditi soggiorni
 giungesti a penetrar?
 GANDARTE
                                          Per via nascosa
 che il passaggio assicura
 dalle sponde del fiume a queste mura.
 ALESSANDRO
 E ben che vuoi? Domandi
1130pietà, perdono? O ad insultar ritorni
 l'infelice regina?
 GANDARTE
                                  A che mi vai
 rimproverando un disperato cenno
 fra' tumulti dell'armi, in mezzo all'ire
 mal concepito, mal inteso e forse
1135crudelmente eseguito? È a me palese
 l'inumana richiesta
 del campo tuo, che lei vuol morta, e vengo
 ad offrirmi per lei; porto all'insana
 greca barbarie un regio capo in dono;
1140io la vittima sono,
 se il reo si chiede. Io meditai gl'inganni;
 in me punir dovete
 l'insidie, i tradimenti.
 Son Cleofide e Asbite ambo innocenti.
 ALESSANDRO
1145(O coraggio! O fortezza!)
 CLEOFIDE
 (O fede che innamora).
 GANDARTE
 (Il mio re si difenda e poi si mora).
 ALESSANDRO
 (E fia ver che mi vinca
 un barbaro in virtù!)
 GANDARTE
                                         Che fai? Che pensi?
1150Per disciogliere Asbite,
 per la vita di lei bastar ti deve
 ch'offra un monarca alle ferite il petto.
 ALESSANDRO
 No Poro, queste offerte io non accetto.
 Voglio...
 GANDARTE
                  Vuoi tutti estinti e ti compiaci
1155che manchi ogni nemico...
 ALESSANDRO
                                                  Ascolta e taci.
 Teco libero Asbite
 ritorni o Poro. E quell'istessa via
 che fra noi ti condusse
 allo sdegno de' Greci anche t'involi.
 GANDARTE
1160Ma qui frattanto infra i perigli avvolta
 Cleofide dovrà...
 ALESSANDRO
                                 Ma tutto ascolta;
 Cleofide è mia preda,
 ritenerla dovrei. Potrei salvarla
 senza renderla a te. Ma quando vieni
1165ad offrirti in sua vece,
 la meritasti assai. Dall'atto illustre
 la tua grandezza e l'amor tuo comprendo,
 onde a te (non so dirlo) a te la rendo.
 CLEOFIDE
 O clemenza!
 GANDARTE
                          O pietà!
 ALESSANDRO
                                            D'Asbite io volo
1170a disciogliere i lacci. Andate amici
 e serbatevi altrove a' dì felici.
 
    Se è ver che t'accendi
 di nobili ardori, (A Gandarte)
 conserva, difendi
1175la bella che adori
 e siegui ad amarla,
 ch'è degna d'amor.
 
    Di qualche mercede
 se indegno non sono,
1180la man che lo diede
 rispetta nel dono;
 non altro ti chiede
 il tuo vincitor. (Parte)