Alessandro nell’Indie, Roma, Zempel e de Mey, 1730

 SCENA PRIMA
 
 Portici de’ giardini reali.
 
 PORO, poi ERISSENA
 
 PORO
 Erissena.
 ERISSENA
                     Che miro!
 Poro tu vivi? E quale amico nume
 fuor del rapido fiume
 salvo ti trasse!
 PORO
                             Io non t'intendo. E quando
1285fra l'onde io mi trovai?
 ERISSENA
                                             Ma tu pur sei
 il finto Asbite.
 PORO
                             E per Asbite solo
 mi conosce Alessandro,
 son noto a Timagene.
 ERISSENA
                                          E ben da questo
 si publicò che disperato Asbite
1290nell'Idaspe morì.
 PORO
                                  Fola ingegnosa
 che d'Alessandro ad evitar lo sdegno
 Timagene inventò.
 ERISSENA
                                     Lascia ch'io vada
 di sì lieta novella
 a Cleofide...
 PORO
                         Ascolta. Infin ch'io giunga
1295un disegno a compir, giova che ognuno
 mi creda estinto; e più che ad altri, a lei
 convien celar il ver; per troppo affetto
 scoprir mi può, che van di rado insieme
 l'accortezza e l'amore. A maggior uopo
1300opportuna mi sei. Senti; ritrova
 l'amico Timagene; a lui dirai
 che del real giardino
 nell'ombroso recinto, ove ristagna
 l'onda del maggior fonte, ascoso attendo
1305Alessandro con lui. Là del suo foglio
 può valermi l'offerta. Io di svenarlo,
 ei di condurlo abbia la cura.
 ERISSENA
                                                     Oh dio!
 PORO
 Tu impallidisci! E di che temi? Hai forse
 pietà per Alessandro? E preferisci
1310la sua vita alla mia?
 ERISSENA
                                       No, ma pavento...
 Chi sa... Può Timagene
 non credermi, tradirci...
 PORO
                                               Eccoti un pegno (Cava un foglio)
 per cui ti creda, anzi ti tema. È questo
 vergato di sua mano un foglio in cui
1315mi stimola all'insidia; e farlo reo
 può col suo re, quando c'inganni. Ardisci,
 mostrati mia germana
 e mostra che ti diede in vario sesso
 un istesso coraggio un sangue istesso. (Le dà il foglio)
 
1320   Risveglia lo sdegno,
 rammenta l'offesa;
 e pensa a qual segno
 mi fido di te.
 
    Nell'aspra contesa
1325di tante vicende
 da te sol dipende
 l'onor dell'impresa,
 la pace di un regno,
 la vita d'un re. (Parte)