Alessandro nell’Indie, Roma, Zempel e de Mey, 1730

 SCENA IV
 
 CLEOFIDE ed ERISSENA
 
 ERISSENA
 Cleofide sì presto io non sperai
 le lagrime sul ciglio
 vederti inaridir ma n'hai ragione.
 Allor che acquisti tanto,
1370non è per te più necessario il pianto.
 CLEOFIDE
 Il consolarsi alfine
 è virtù necessaria alle reine.
 ERISSENA
 Quando costa sì poco
 l'uso della virtude, a chi non piace.
 CLEOFIDE
1375Forse il tuo cor non ne saria capace.
 ERISSENA
 Incapace lo credi e pur distingue
 la debolezza tua.
 CLEOFIDE
                                 Vorrei vederti
 più cauta in giudicare. Il tempo, il luogo
 cangia aspetto alle cose. Un'opra istessa
1380è delitto, è virtù, se vario è il punto
 donde si mira. Il più sicuro è sempre
 il giudice più tardo
 e s'inganna chi crede al primo sguardo.
 
    Se troppo crede al ciglio
1385colui che va per l'onde,
 invece del naviglio
 vede partir le sponde,
 giura che fugge il lido
 e pur così non è.
 
1390   Se troppo al ciglio crede
 fanciullo al fonte appresso,
 scherza con l'ombra e vede
 moltiplicar sé stesso;
 e semplice deride
1395l'immagine di sé. (Parte)