Alessandro nell’Indie, Roma, Zempel e de Mey, 1730

 SCENA V
 
 ERISSENA, poi ALESSANDRO con due guardie
 
 ERISSENA
 Chi non avria creduto
 verace il suo dolore. Or va', ti fida
 di chi mostrò sì grande affanno. E noi
 ci lagneremo poi,
1400se non credon gli amanti
 alle nostre querele, a' nostri pianti.
 Ma ritorna Alessandro. O come in volto
 sembra sdegnato! Io tremo
 che non gli sia palese
1405quanto contien di Timagene il foglio.
 ALESSANDRO
 O temerario orgoglio!
 O infedeltà! Mai non avrei potuto
 figurarmi Erissena
 tanta perfidia.
 ERISSENA
                              (Ah di noi parla!) E quale
1410signore è la cagion di tanto sdegno?
 ALESSANDRO
 L'odio, l'ardire indegno
 di chi dovrebbe a' benefici miei
 esser più grato.
 ERISSENA
                               (Ah che dirò!) Potresti
 forse ingannarti.
 ALESSANDRO
                                  Eh non m'inganno. Io stesso
1415vidi, ascoltai, scopersi
 il pensier contumace
 e chi lo meditò né pur lo tace.
 ERISSENA
 Alessandro pietà. Son colpe alfine...
 ALESSANDRO
 Son colpe che impunite
1420moltiplicano i rei. Voglio che provi
 la vendetta, il gastigo ogn'alma infida.
 Olà, qui Timagene. (Partono le guardie)
 ERISSENA
                                       Ei sol di tutto
 è la prima cagione.
 ALESSANDRO
                                      Anzi avvertito
 da Timagene io fui.
 ERISSENA
                                       Che indegno! Accusa
1425gl'altri del suo delitto. E Poro ed io,
 signor, siamo innocenti. In questo foglio
 vedi l'autor del tradimento. (Gli dà il foglio)
 ALESSANDRO
                                                      E quando
 io mi dolsi di voi. Che foglio è questo?
 Di qual frode si parla?
 ERISSENA
                                            A me la chiede
1430chi a me finor la rinfacciò.
 ALESSANDRO
                                                  Parlai
 sempre de' Greci, il cui ribelle ardire
 si oppone alle mie nozze.
 ERISSENA
                                                E non dicesti
 che a te già Timagene
 tutto avvertì?
 ALESSANDRO
                            Di questo ardire intesi,
1435non d'altra insidia.
 ERISSENA
                                      (O inganno!
 Il timor mi tradì).
 ALESSANDRO
                                    «Poro, se invano (Legge)
 su l'Idaspe Alessandro
 d'opprimer si tentò, colpa non ebbi,
 tutto il messo dirà. Ma tu frattanto
1440non avvilirti, a me ti fida e credi
 che alla vendetta avrai
 quell'aita da me che più vorrai.
 Timagene». Infedel! Sì di sua mano
 caratteri son questi.
 ERISSENA
1445(Che feci mai).
 ALESSANDRO
                               Ma donde il foglio avesti?
 ERISSENA
 Da un tuo guerrier che invano
 ricercando di Poro a me lo diede.
 (Celo il germano).
 ALESSANDRO
                                    A chi darò più fede?
 Parti Erissena.
 ERISSENA
                              Ah tu mi scacci. Io vedo
1450che dubiti di me. Se tu sapessi
 con quanto orrore io ricevei quel foglio,
 mi saresti più grato.
 ALESSANDRO
                                        Assai tardasti
 però nell'avvertirmi.
 ERISSENA
                                         Irresoluta
 mi rendeva il timor.
 ALESSANDRO
                                        Lasciami solo
1455co' miei pensieri.
 ERISSENA
                                   O sventurata! Io dunque
 teco perdei già di fedele il vanto?
 ALESSANDRO
 Eh non dolerti tanto. Un dubbio alfine
 sicurezza non è.
 ERISSENA
                                Sì, ma quell'alme,
 cui nutrisce l'onor, la gloria accende,
1460il dubbio ancor d'un tradimento offende.
 
    Come il candore
 d'intatta neve
 è d'un bel core
 la fedeltà.
 
1465   Un'orma sola
 che in sé riceve
 tutta le invola
 la sua beltà. (Parte)