Alessandro nell’Indie, Roma, Zempel e de Mey, 1730

 SCENA IX
 
 ERISSENA e detti
 
 ERISSENA
 Fermati. (Trattenendolo)
 PORO
                     O ciel, che fai! (Rivolgendosi a Gandarte)
 GANDARTE
                                                 Perché mi togli
 principessa adorata
 la gloria di una morte
1580che può rendere illustri i giorni miei?
 ERISSENA
 Qui di morir si parla e intanto altrove
 un placido imeneo (A Poro)
 stringe Alessandro all'infedel tua sposa.
 PORO
 Come.
 GANDARTE
                E fia ver?
 ERISSENA
                                    Tutto risuona il tempio
1585di stromenti festivi. Ardon su l'are
 gl'arabi odori. A celebrar le nozze
 mancan pochi momenti.
 PORO
                                               Udiste mai
 più perfida incostanza? Or chi di voi
 torna a rimproverarmi i miei sospetti,
1590le gelose follie,
 il soverchio timor, le furie mie.
 Cadrà per questa mano,
 cadrà la coppia rea.
 GANDARTE
                                      Che dici!
 PORO
                                                         Il tempio
 è commodo alle insidie; a me fedeli
1595son di quello i ministri. Andiamo.
 ERISSENA
                                                                Oh dio.
 GANDARTE
 Ferma, chi sa, forse la tema è vana.
 PORO
 Ah Gandarte, ah germana
 io mi sento morir. Gelo ed avvampo
 d'amor, di gelosia. Lagrimo e fremo
1600di tenerezza e d'ira; ed è sì fiero
 di sì barbare smanie il moto alterno
 ch'io mi sento nel cor tutto l'inferno.
 
    Dov'è? Si affretti
 per me la morte.
1605Poveri affetti!
 Barbara sorte!
 Perché tradirmi
 sposa infedel!
 
    Lo credo appena;
1610l'empia m'inganna.
 Questa è una pena
 troppo tiranna,
 questo è un tormento
 troppo crudel. (Parte)