L’Alessandro nell’Indie, Venezia, Bettinelli, 1733

 SCENA VII
 
 ERISSENA accompagnata da’ macedoni e detti
 
 CLEOFIDE
345Erissena! Che veggo!
 Tu nella reggia? (Ad Erissena)
 PORO
                                 Io ti credea germana
 prigioniera nel campo.
 ERISSENA
                                            Un tradimento
 mi portò tra' nemici e un atto illustre
 del vincitor pietoso a voi mi rende.
 CLEOFIDE
350Che ti disse Alessandro?
 Parlò di me?
 PORO
                           (Che mai richiede!) (Da sé)
 CLEOFIDE
                                                                  Assai
 può giovarmi il saperlo. (Ad Erissena)
 PORO
                                               (Alfine è questa
 innocente richiesta). (Da sé)
 ERISSENA
                                          I detti suoi
 ridirti non saprei. So che mi piacque
355il suon di sue parole. Io non l'intesi
 così soave in altro labbro. O quanto
 ancor nella favella
 son diversi da' nostri i suoi costumi!
 Credo che in ciel così parlino i numi.
 PORO
360(Che importuna!)
 ERISSENA
                                    O regina,
 come dolce in quel volto
 fra lo sdegno guerrier sfavilla amore!
 Di polve e di sudore
 anche aspersa la fronte
365serba la sua bellezza e l'alma grande
 in ogni sguardo suo tutta si vede.
 PORO
 Cleofide da te questo non chiede. (Con isdegno ad Erissena)
 CLEOFIDE
 Ma giova questo ancora
 forse a' disegni miei.
 PORO
370(Non ritorniamo a dubitar di lei).
 CLEOFIDE
 Macedoni guerrieri
 tornate al vostro re. Ditegli quanto
 anche fra noi la sua virtù s'ammira.
 Ditegli che al suo piede
375tra le falangi armate
 Cleofide verrà.
 PORO
                              Come! Fermate. (a’ macedoni)
 Tu ad Alessandro? (A Cleofide)
 CLEOFIDE
                                      E che perciò? Non vedo
 ragion di meraviglia.
 PORO
                                         In questa guisa
 il tuo decoro, il nome tuo si oscura.
380L'India che mai dirà?
 CLEOFIDE
                                           Questa è mia cura.
 Partite. (a’ macedoni che partono)
 PORO
                  (Io smanio).
 CLEOFIDE
                                           Ah non vorrei che fosse
 il tuo soverchio zelo
 quel solito timor che ti avvelena.
 PORO
 Lo tolga il cielo. (O giuramento! O pena!)
 CLEOFIDE
385Siegui a fidarti; in questa guisa impegni
 a maggior fedeltà gli affetti miei.
 Quando Poro mi crede,
 come tradir potrei sì bella fede?
 
    Se mai turbo il tuo riposo,
390se m'accendo ad altro lume,
 pace mai non abbia il cor.
 
    Fosti sempre il mio bel nume,
 sei tu solo il mio diletto
 e sarai l'ultimo affetto
395come fosti il primo amor. (Parte)