Didone abbandonata, Parigi, Quillau, 1755, I

 SCENA III
 
 DIDONE, SELENE e OSMIDA
 
 DIDONE
85Parte così, così mi lascia Enea?
 Che vuol dir quel silenzio? In che son rea?
 SELENE
 Ei pensa abbandonarti.
 Contrastano quel core,
 né so chi vincerà, gloria ed amore.
 DIDONE
90È gloria abbandonarmi?
 OSMIDA
 (Si deluda). Regina
 il cor d'Enea non penetrò Selene.
 Ei disse, è ver, che 'l suo dover lo sprona
 a lasciar queste sponde;
95ma col dover la gelosia nasconde.
 DIDONE
 Come?
 OSMIDA
                 Fra pochi istanti
 dalla reggia de' Mori
 qui giunger dee l'ambasciadore Arbace.
 DIDONE
 Che perciò?
 OSMIDA
                         Le tue nozze
100chiederà il re superbo e teme Enea
 che tu ceda alla forza e a lui ti doni;
 perciò così partendo
 fugge il dolor di rimirarti...
 DIDONE
                                                    Intendo.
 S'inganna Enea ma piace
105l'inganno all'alma mia;
 so che nel nostro core
 sempre la gelosia figlia è d'amore.
 SELENE
 Anch'io lo so.
 DIDONE
                           Ma non lo sai per prova.
 OSMIDA
 (Così contro un rival l'altro mi giova).
 DIDONE
110Vanne, amata germana,
 dal cor d'Enea sgombra i sospetti e digli
 che a lui non mi torrà se non la morte.
 SELENE
 (A questo ancor tu mi condanni, o sorte!)
 
    Dirò che fida sei,
115su la mia fé riposa;
 sarò per te pietosa,
 (per me crudel sarò).
 
    Sapranno i labbri miei
 scoprirgli il tuo desio.
120(Ma la mia pena, oh dio,
 come nasconderò?) (Parte)