L’Alessandro nell’Indie, Venezia, Bettinelli, 1733

 SCENA XIII
 
 ALESSANDRO e detti
 
 ALESSANDRO
 Per salvarti o regina
 tentai frenar ma invano
 d'un campo vincitor l'impeto insano;
 non intende, non ode,
1100non conosce ragion. La rea ti crede
 e minacciando il sangue tuo richiede.
 CLEOFIDE
 Abbialo pur. Dell'innocenza oppressa
 né l'esempio primiero
 né l'ultimo sarò. Vittima io vado
1105volontaria ad offrirmi. (In atto di partire)
 ALESSANDRO
                                             Eh no, t'arresta.
 Non soffrirò che sia
 oppressa in faccia mia
 Cleofide così. Mi resta ancora
 una via di salvarti. In te rispetti
1110ogni schiera orgogliosa
 una parte di me; sarai mia sposa.
 CLEOFIDE
 Io sposa d'Alessandro!
 Che ascolto mai!
 ALESSANDRO
                                 Di questa agli occhi altrui
 forse dubbia pietà la gloria mia
1115si risente gelosa e basta appena
 regina il tuo periglio,
 perché ceda il mio core a tal consiglio.
 CLEOFIDE
 (Che dirò!)
 ALESSANDRO
                        Non rispondi?
 CLEOFIDE
                                                     È grande il dono
 ma il mio destin... la tua grandezza... Ah cerca
1120un riparo migliore.
 ALESSANDRO
                                      E qual riparo,
 quando il campo ribelle
 una vittima chiede?
 GANDARTE
                                        Eccola. (Scoprendosi ad Alessandro)
 CLEOFIDE
                                                       (O stelle!)
 ALESSANDRO
 Chi sei?
 GANDARTE
                   Poro son io.
 ALESSANDRO
                                           Come fra questi
 custoditi soggiorni
1125giungesti a penetrar?
 GANDARTE
                                          Per via nascosa
 che il passaggio assicura
 dalle sponde del fiume a queste mura.
 ALESSANDRO
 E ben che vuoi? Domandi
 pietà, perdono? O ad insultar ritorni
1130l'infelice regina?
 GANDARTE
                                  A che mi vai
 rimproverando un disperato cenno
 fra' tumulti dell'armi, in mezzo all'ire
 mal concepito, mal inteso e forse
 crudelmente eseguito? È a me palese
1135l'inumana richiesta
 del campo tuo, che lei vuol morta, e vengo
 ad offrirmi per lei. Porto all'insana
 greca barbarie un regio capo in dono.
 Io la vittima sono,
1140se il reo si chiede. Io meditai gl'inganni;
 in me punir dovete
 l'insidie, i tradimenti.
 Son Cleofide e Asbite ambo innocenti.
 ALESSANDRO
 (O coraggio! O fortezza!)
 CLEOFIDE
1145(O fede che innamora!)
 GANDARTE
 (Il mio re si difenda e poi si mora).
 ALESSANDRO
 (E fia ver, che mi vinca
 un barbaro in virtù!)
 GANDARTE
                                         Che fai? Che pensi?
 Per disciogliere Asbite,
1150per la vita di lei bastar ti deve
 ch'offra un monarca alle ferite il petto.
 ALESSANDRO
 No, Poro, queste offerte io non accetto.
 Voglio...
 GANDARTE
                  Vuoi tutti estinti e ti compiaci
 che manchi ogni nemico...
 ALESSANDRO
                                                  Ascolta e taci.
1155Teco libero Asbite
 ritorni, o Poro. E quell'istessa via,
 che fra noi ti condusse,
 allo sdegno de' Greci anche t'involi.
 GANDARTE
 Ma qui frattanto infra i perigli avvolta
1160Cleofide dovrà...
 ALESSANDRO
                                 Ma tutto ascolta.
 Cleofide è mia preda,
 ritenerla dovrei. Potrei salvarla
 senza renderla a te. Ma quando vieni
 ad offrirti in sua vece,
1165la meritasti assai. Dall'atto illustre
 la tua grandezza e l'amor tuo comprendo,
 onde a te (non so dirlo) a te la rendo.
 CLEOFIDE
 O clemenza!
 GANDARTE
                          O pietà!
 ALESSANDRO
                                            D'Asbite io volo
 a disciogliere i lacci. Andate amici
1170e serbatevi altrove a' dì felici.
 
    Se è ver che t'accendi
 di nobili ardori, (A Gandarte)
 conserva, difendi
 la bella che adori
1175e siegui ad amarla,
 ch'è degna d'amor.
 
    Di qualche mercede
 se indegno non sono,
 la man che lo diede
1180rispetta nel dono;
 non altro ti chiede
 il tuo vincitor. (Parte)