L’Alessandro nell’Indie, Venezia, Bettinelli, 1733

 SCENA VI
 
 ALESSANDRO, poi TIMAGENE
 
 ALESSANDRO
 Per qual via non pensata
 mi scopre il cielo un traditor. Ma viene
1470l'infido Timagene. Io non comprendo
 come abbia cor di comparirmi innanzi.
 TIMAGENE
 Mio re, so che poc'anzi
 di me chiedesti; ho prevenuto il cenno.
 Le ribellanti schiere
1475ricomposi e sedai. Le regie nozze
 puoi lieto celebrar.
 ALESSANDRO
                                     Non è la prima
 prova della tua fé. Conosco assai
 Timagene il tuo cor; né mai mi fosti
 necessario così come or mi sei.
 TIMAGENE
1480Chiedi, che far potrei
 signor per te? Pugnar di nuovo? Espormi
 solo all'ire d'un campo?
 Tutto il sangue versar? Morir si deve?
 Alla mia fede ogni comando è lieve.
 ALESSANDRO
1485No no. Solo un consiglio
 da te desio. V'è chi m'insidia, è noto
 il traditore e in mio poter si trova;
 non ho cor di punirlo,
 perché amico mi fu. Ma il perdonargli
1490altri potrebbe a questi
 tradimenti animar. Tu che faresti?
 TIMAGENE
 Con un supplicio orrendo
 lo punirei.
 ALESSANDRO
                       Ma l'amicizia offendo.
 TIMAGENE
 Ei primiero l'offese
1495e indegno di pietà costui si rese.
 ALESSANDRO
 (Qual fronte!)
 TIMAGENE
                             Eh di clemenza
 tempo non è. La cura
 lascia a me di punirlo. Il zelo mio
 saprà nuovi stromenti
1500trovar di crudeltà. L'empio m'addita,
 palesa il traditor, scoprilo ormai.
 ALESSANDRO
 Prendi, leggi quel foglio e lo saprai. (Gli dà il foglio)
 TIMAGENE
 (Stelle! Il mio foglio! Ah son perduto. Asbite
 mancò di fé).
 ALESSANDRO
                            Tu impallidisci e tremi?
1505Perché taci così? Perché lo sguardo
 fissi nel suol? Guardami, parla. E dove
 andò quel zelo? È tempo
 di porre in opra i tuoi consigli. Inventa
 armi di crudeltà. Tu m'insegnasti
1510che indegno di pietà colui si rese
 che mi tradì, che l'amicizia offese.
 TIMAGENE
 Ah signore al tuo piè... (In atto d’inginocchiarsi)
 ALESSANDRO
                                             Sorgi. Mi basta
 per ora il tuo rossor. Ti rassicura
 nel mio perdono; e conservando in mente
1515del fallo tuo la rimembranza amara,
 ad esser fido un'altra volta impara.
 
    Serbati a grandi imprese,
 acciò rimanga ascosa
 la macchia vergognosa
1520di questa infedeltà.
 
    Che nel sentier d'onore
 se ritornar saprai,
 ricompensata assai
 vedrò la mia pietà. (Parte)