Alessandro, Parigi, Quillau, 1755, I

 SCENA II
 
 PORO, poi TIMAGENE con spada nuda e seguito de’ greci, indi ALESSANDRO
 
 PORO
55Invano, empia fortuna,
 il mio coraggio indebolir tu credi. (In atto di partire)
 TIMAGENE
 Guerrier, t'arresta e cedi
 quell'inutile acciaro. È più sicuro
 col vincitor pietoso inerme il vinto.
 PORO
60Pria di vincermi, oh quanto
 e di periglio e di sudor ti resta!
 TIMAGENE
 Su, Macedoni, a forza
 l'audace si disarmi. (Poro volendosi difendere gli cade la spada)
 PORO
                                        Ah stelle ingrate!
 Il ferro m'abbandona.
 ALESSANDRO
                                           Olà fermate,
65abbastanza finora
 versò d'indico sangue il greco acciaro.
 Tregua alle stragi. Aduna (A Timagene)
 le disperse falangi e in esse affrena
 di vincere il desio. Scema il soverchio
70uso della vittoria
 il merto al vincitor; ne' miei seguaci
 chiedo virtude alla fortuna uguale.
 TIMAGENE
 Il cenno eseguirò. (Parte)
 PORO
                                    (Questi è il rivale).
 ALESSANDRO
 Guerrier, chi sei?
 PORO
                                   Se mi richiedi il nome,
75mi chiamo Asbite, se il natal, sul Gange
 io vidi il primo dì; se poi ti piace
 saper le cure mie, per genio antico
 son di Poro seguace e tuo nemico.
 ALESSANDRO
 (Come ardito ragiona!) E quali offese
80tu soffristi da me?
 PORO
                                     Quelle che soffre
 il resto della terra. E qual ragione
 a' regni dell'aurora
 guida Alessandro a disturbar la pace?
 Sono i figli di Giove
85inumani così? Per far contrasto
 alla tua strana avidità d'impero,
 dunque ti oppone invano
 l'Asia le sue ricchezze; invan feconda
 è l'Africa di mostri; a noi non giova
90l'essere ignoti. Hai tributario ormai
 il mondo in ogni loco
 e tutto il mondo alla tua sete è poco.
 ALESSANDRO
 T'inganni, Asbite. In ogni clima ignoto
 se pugnando m'aggiro, i regni altrui
95usurpar non pretendo. Io cerco solo
 per compire i miei fasti
 un'emula virtù che mi contrasti.
 PORO
 Forse in Poro l'avrai.
 ALESSANDRO
                                         Qual è di Poro
 l'indole, il genio?
 PORO
                                  È degno
100d'un guerriero e d'un re.
 ALESSANDRO
                                                Quai sensi in lui
 destan le mie vittorie?
 PORO
 Invidia e non timor.
 ALESSANDRO
                                        La sua sventura
 ancor non l'avvilisce?
 PORO
                                          Anzi l'irrita;
 e forse adesso a' patri numi ei giura
105d'involar quegli allori alle tue chiome
 colà su l'are istesse
 che il timor de' mortali offre al tuo nome.
 ALESSANDRO
 In India eroe sì grande
 è germoglio straniero. Errò natura
110nel produrlo all'Idaspe. In greca cuna
 d'esser nato costui degno saria.
 PORO
 Credi dunque che sia
 il ciel di Macedonia
 sol fecondo d'eroi? Qui pur s'intende
115di gloria il nome e la virtù s'onora;
 ha gli Alessandri suoi l'Idaspe ancora.
 ALESSANDRO
 Oh coraggio sublime!
 Oh illustre fedeltà! Poro felice
 per sudditi sì grandi! Al tuo signore
120libero torna e digli
 che sol vinto si chiami
 dalla sorte o da me; l'antica pace
 poi torni a' regni sui,
 altra ragion non mi riserbo in lui.
 PORO
125Se ambasciador mi vuoi
 di simili proposte,
 poco opportuno ambasciador scegliesti.
 ALESSANDRO
 Generoso però. Libero il passo
 si lasci al prigionier. Ma il fianco illustre
130abbia il suo peso e non rimanga inerme.
 Prendi questa ch'io cingo (Si cava la spada per darla a Poro)
 ricca di Dario e preziosa spoglia
 e lei trattando il donator rammenta.
 Vanne e sappi frattanto
135per gloria tua ch'altro invidiar finora
 non seppe il mio pensiero
 che Asbite a Poro e ad Achille Omero.
 PORO
 Il dono accetto e ti diran fra poco (Prende la spada di Alessandro al quale una comparsa ne presenta subito un’altra)
 mille e mille ferite
140qual uso a' danni tuoi ne faccia Asbite.
 
    Vedrai con tuo periglio
 di questa spada il lampo
 come baleni in campo
 sul ciglio al donator.
 
145   Conoscerai chi sono,
 ti pentirai del dono
 ma sarà tardi allor. (Parte)