Alessandro, Parigi, Quillau, 1755, I

 SCENA V
 
 ERISSENA, poi ALESSANDRO con due guardie
 
 ERISSENA
1395Chi non avria creduto
 verace il suo dolore? Or va', ti fida
 di chi mostrò sì grande affanno. E noi
 ci lagneremo poi,
 se non credon gli amanti
1400alle nostre querele, a' nostri pianti.
 Ma ritorna Alessandro; oh come in volto
 sembra sdegnato! Io tremo
 che non gli sia palese
 quanto contien di Timagene il foglio.
 ALESSANDRO
1405Oh temerario orgoglio!
 Oh infedeltà! Mai non avrei potuto
 figurarmi, Erissena,
 tanta perfidia.
 ERISSENA
                              (Ah di noi parla!) E quale,
 signore, è la cagion di tanto sdegno?
 ALESSANDRO
1410L'odio, l'ardire indegno
 di chi dovrebbe a' benefici miei
 esser più grato.
 ERISSENA
                               (Ah che dirò!) Potresti
 forse ingannarti.
 ALESSANDRO
                                  Eh non m'inganno. Io stesso
 vidi, ascoltai, scopersi
1415il pensier contumace;
 e chi lo meditò né pur lo tace.
 ERISSENA
 Alessandro, pietà. Son colpe alfine...
 ALESSANDRO
 Son colpe che impunite
 moltiplicano i rei. Voglio che provi
1420la vendetta, il gastigo ogni alma infida.
 Olà, qui Timagene. (Partono le guardie)
 ERISSENA
                                       Ei sol di tutto
 è la prima cagione.
 ALESSANDRO
                                      Anzi avvertito
 da Timagene io fui.
 ERISSENA
                                       Che indegno! Accusa
 gli altri del suo delitto. E Poro ed io,
1425signor, siamo innocenti. In questo foglio
 vedi l'autor del tradimento. (Gli dà il foglio)
 ALESSANDRO
                                                      E quando
 io mi dolsi di voi? Che foglio è questo?
 Di qual frode si parla?
 ERISSENA
                                            A me la chiede
 chi a me finor la rinfacciò?
 ALESSANDRO
                                                   Parlai
1430sempre de' Greci il cui ribelle ardire
 si oppone alle mie nozze.
 ERISSENA
                                                E non dicesti
 che a te già Timagene
 tutto avvertì?
 ALESSANDRO
                            Di questo ardire intesi,
 non d'altra insidia.
 ERISSENA
                                      (Oh inganno!
1435Il timor mi tradì).
 ALESSANDRO
                                    «Poro, se invano (Legge)
 su l'Idaspe Alessandro
 d'opprimer si tentò, colpa non ebbi;
 tutto il messo dirà. Ma tu frattanto
 non avvilirti, a me ti fida e credi
1440che alla vendetta avrai
 quell'aita da me che più vorrai.
 Timagene». Infedel! Sì, di sua mano
 caratteri son questi.
 ERISSENA
 (Che feci mai!)
 ALESSANDRO
                               Ma donde il foglio avesti?
 ERISSENA
1445Da un tuo guerrier che invano
 ricercando di Poro a me lo diede.
 (Celo il germano).
 ALESSANDRO
                                    A chi darò più fede?
 Parti, Erissena.
 ERISSENA
                               Ah tu mi scacci. Io vedo
 che dubiti di me. Se tu sapessi
1450con quanto orrore io ricevei quel foglio,
 mi saresti più grato.
 ALESSANDRO
                                        Assai tardasti
 però nell'avvertirmi.
 ERISSENA
                                         Irresoluta
 mi rendeva il timor.
 ALESSANDRO
                                        Lasciami solo
 co' miei pensieri.
 ERISSENA
                                   Oh sventurata! Io dunque
1455teco perdei già di fedele il vanto?
 ALESSANDRO
 Eh non dolerti tanto. Un dubbio alfine
 sicurezza non è.
 ERISSENA
                                Sì, ma quell'alme,
 cui nutrisce l'onor, la gloria accende,
 il dubbio ancor d'un tradimento offende.
 
1460   Come il candore
 d'intatta neve
 è d'un bel core
 la fedeltà.
 
    Un'orma sola
1465che in sé riceve
 tutta le invola
 la sua beltà. (Parte)