Alessandro, Parigi, Quillau, 1755, II

 SCENA VII
 
 ERISSENA accompagnata da’ macedoni e detti
 
 CLEOFIDE
 Erissena! Che veggo!
 PORO
 Come! Tu nella reggia?
 ERISSENA
                                             Un tradimento
235mi portò fra' nemici e un atto illustre
 del vincitor pietoso a voi mi rende.
 CLEOFIDE
 Che ti disse Alessandro? (Poro si turba)
 Parlò di me?
 PORO
                           (Ma questa (Si corregge)
 è innocente richiesta).
 ERISSENA
                                            I detti suoi
240ridirti non saprei; so che mi piacque;
 so che dolce in quel volto
 fra lo sdegno guerrier sfavilla amore.
 Di polve e di sudore
 anche aspersa la fronte
245serba la sua bellezza e l'alma grande
 in ogni sguardo suo tutta si vede.
 PORO
 Cleofide da te questo non chiede. (Con isdegno ad Erissena)
 CLEOFIDE
 Ma giova questo ancora
 forse a' disegni miei.
 PORO
250(Ah, non torniamo a dubitar di lei).
 CLEOFIDE
 Macedoni guerrieri,
 tornate al vostro re, ditegli quanto
 anche fra noi la sua virtù s'ammira;
 ditegli che al suo piede
255tra le falangi armate
 Cleofide verrà.
 PORO
                              Come! Fermate. (a’ macedoni con impeto)
 Tu ad Alessandro? (A Cleofide turbato)
 CLEOFIDE
                                      E che perciò? Non vedo
 ragion di meraviglia.
 PORO
                                         In questa guisa (Come sopra)
 il tuo decoro, il nome tuo s'oscura.
260L'India che mai dirà?
 CLEOFIDE
                                           Questa è mia cura.
 Partite. (a’ macedoni che partano)
 PORO
                  (Io smanio).
 CLEOFIDE
                                           Ah non vorrei che fosse
 il tuo soverchio zelo
 quel solito timor che t'avvelena.
 PORO
 Lo tolga il cielo. (Oh giuramento! Oh pena!) (Con tranquillità forzata)
 CLEOFIDE
265Siegui a fidarti; in questa guisa impegni
 a maggior fedeltà gli affetti miei.
 Quando Poro mi crede,
 come tradir potrei sì bella fede?
 
    Se mai turbo il tuo riposo,
270se m'accendo ad altro lume,
 pace mai non abbia il cor.
 
    Fosti sempre il mio bel nume,
 sei tu solo il mio diletto;
 e sarai l'ultimo affetto
275come fosti il primo amor. (Parte)