Alessandro, Parigi, Quillau, 1755, II

 SCENA PRIMA
 
 Portici de’ giardini reali.
 
 CLEOFIDE ed ERISSENA
 
 CLEOFIDE
 Ma lasciami, Erissena, (Con noia)
 respirar sola in pace. I passi miei
 perché seguir così? Perché affannarmi
 con sì spesse richieste? È ver, sedotto
850ho d'Alessandro il core; è ver, di sposo
 ei la man mi promise; io vado al tempio;
 già il rogo si compone; e sol l'idea
 di vittima e di rogo or mi consola;
 s'altro non vuoi saper lasciami sola.
 ERISSENA
855Che bella fedeltà! Ma con qual fronte
 al tempio andrai?
 CLEOFIDE
                                    V'andrò come conviene
 a una sposa reale.
 ERISSENA
                                   E Poro?
 CLEOFIDE
                                                    E Poro
 fin colà negli Elisi
 sarà pago di me.
 ERISSENA
                                 Ma l'Asia tutta...
 CLEOFIDE
860Tutta mi approverà.
 ERISSENA
                                        Sì veramente
 dell'Asia in te le spose avranno...
 CLEOFIDE
                                                             Avranno
 dell'Asia in me le spose esempio e guida.
 ERISSENA
 Arrossisco per te. Spergiura! Infida!
 CLEOFIDE
 All'ingiurie, Erissena,
865non trascorrer sì presto. Io ti vorrei
 in giudicar più cauta. Il tempo, il luogo
 cangia aspetto alle cose. Un'opra istessa
 è delitto, è virtù, se vario è il punto
 donde si mira. Il più sicuro è sempre
870il giudice più tardo;
 e s'inganna chi crede al primo sguardo.
 
    Se troppo crede al ciglio
 colui che va per l'onde,
 invece del naviglio
875vede partir le sponde,
 giura che fugge il lido;
 e pur così non è.
 
    Forse tu ancor t'inganni;
 m'insulti, mi condanni;
880mi credi un core infido
 e non sai ben perché. (Parte)