Alessandro, Parigi, Quillau, 1755, II

 SCENA V
 
 TIMAGENE, indi PORO
 
 TIMAGENE
 Oh rimorso! Oh rossore! E non m'ascondo
 misero a' rai del dì! Con qual coraggio
 soffrirò gli altrui sguardi
955se reo di questo eccesso
 orribile son io tanto a me stesso?
 PORO
 (Qui Timagene e solo?) Amico, il cielo
 pur salvo a te mi guida.
 TIMAGENE
                                              Ah fuggi, Asbite,
 fuggi da me.
 PORO
                          Qui d'Alessandro il sangue
960non dobbiamo versar?
 TIMAGENE
                                            Prima si versi
 quello di Timagene.
 PORO
                                       E la promessa?
 TIMAGENE
 La promessa d'un fallo
 non obbliga a compirlo.
 PORO
                                              Infido! Ah dunque
 tu più quel Timagene
965di poc'anzi non sei?
 TIMAGENE
                                       No; quello in seno
 avea perfida l'alma, il cor rubello.
 PORO
 Ed or...
 TIMAGENE
                 Lode agli dei non è più quello.
 
    Finch'io rimanga in vita
 ricomprerò col sangue
970la gloria mia smarrita,
 il mio perduto onor.
 
    Farò che al mondo sia
 chiara l'emenda mia
 al pari dell'error. (Parte)