Didone abbandonata, Parigi, Quillau, 1755, I

 SCENA XVIII
 
 DIDONE, ENEA
 
 DIDONE
 Enea, salvo già sei
500dalla crudel ferita.
 Per me serban gli dei sì bella vita.
 ENEA
 Oh dio! Regina.
 DIDONE
                                Ancora
 forse della mia fede incerto stai?
 ENEA
 No; più funeste assai
505son le sventure mie. Vuole il destino...
 DIDONE
 Chiari i tuoi sensi esponi.
 ENEA
 Vuol (mi sento morir) ch'io t'abbandoni.
 DIDONE
 M'abbandoni! Perché?
 ENEA
                                            Di Giove il cenno,
 l'ombra del genitor, la patria, il cielo,
510la promessa, il dover, l'onor, la fama
 alle sponde d'Italia oggi mi chiama.
 La mia lunga dimora
 purtroppo degli dei mosse lo sdegno.
 DIDONE
 E così fino ad ora
515perfido mi celasti il tuo disegno?
 ENEA
 Fu pietà.
 DIDONE
                    Che pietà? Mendace il labbro
 fedeltà mi giurava
 e intanto il cor pensava
 come lunge da me volgere il piede.
520A chi, misera me! darò più fede?
 Vil rifiuto dell'onde
 io l'accolgo sul lido, io lo ristoro
 dalle ingiurie del mar; le navi e l'armi
 già disperse io gli rendo e gli do loco
525nel mio cor, nel mio regno; e questo è poco.
 Di cento re per lui,
 ricusando gli amori, i sdegni irrito.
 Ecco poi la mercede.
 A chi, misera me! darò più fede?
 ENEA
530Finch'io viva, o Didone,
 dolce memoria al mio pensier sarai.
 Né partirei giammai,
 se per voler de' numi io non dovessi
 consacrare il mio affanno
535all'impero latino.
 DIDONE
 Veramente non hanno
 altra cura gli dei che 'l tuo destino.
 ENEA
 Io resterò, se vuoi
 che si renda spergiuro un infelice.
 DIDONE
540No; sarei debitrice
 dell'impero del mondo a' figli tuoi.
 Va' pur, siegui il tuo fato,
 cerca d'Italia il regno; all'onde, ai venti
 confida pur la speme tua; ma senti;
545farà quell'onde istesse
 delle vendette mie ministre il cielo.
 E tardi allor pentito
 d'aver creduto all'elemento insano,
 richiamerai la tua Didone invano.
 ENEA
550Se mi vedessi il core...
 DIDONE
 Lasciami, traditore.
 ENEA
 Almen dal labbro mio
 con volto meno irato
 prendi l'ultimo addio.
 DIDONE
                                           Lasciami, ingrato.
 ENEA
555E pure a tanto sdegno
 non hai ragion di condannarmi.
 DIDONE
                                                            Indegno.
 
    Non ha ragione, ingrato,
 un core abbandonato
 da chi giurogli fé?
 
560   Anime innamorate,
 se lo provaste mai,
 ditelo voi per me.
 
    Perfido, tu lo sai
 se in premio un tradimento
565io meritai da te.
 
    E qual sarà tormento,
 anime innamorate,
 se questo mio non è? (Parte)