Alessandro, Torino, Reale, 1757, I

 SCENA VI
 
 PORO esce dalla parte sinistra della scena senza spada, seguito da CLEOFIDE
 
 CLEOFIDE
 Mio ben. (Trattenendolo)
 PORO
                     Lasciami. (Si stacca da Cleofide)
 CLEOFIDE
                                         Oh dio!
 Sentimi, dove fuggi?
 PORO
                                         Io fuggo, ingrata,
855l'aspetto di mia sorte. Io fuggo l'ire
 dell'inferno e del ciel congiunti insieme
 contro un monarca oppresso;
 da te fuggo, infedele, e da me stesso.
 CLEOFIDE
 Lascia almen ch'io ti siegua.
 PORO
                                                      Io mi vedrei
860sempre d'intorno il mio maggior tormento.
 CLEOFIDE
 Dunque m'uccidi.
 PORO
                                    a' fortunati Elisi
 tu giungeresti a disturbar la pace.
 Io non invidio tanto
 il riposo agli estinti.
 CLEOFIDE
                                       Ah per quei primi
865fortunati momenti in cui ti piacqui,
 per l'infelice e vero
 non creduto amor mio, dolce mia vita,
 non lasciarmi così.
 PORO
                                     Ti lascio alfine
 coll'amato Alessandro.
 CLEOFIDE
                                           E ancor non vedi
870che per punir l'eccesso
 della tua gelosia finsi incostanza?
 PORO
 Ti conosco abbastanza.
 CLEOFIDE
                                            Ecco a' tuoi piedi (S’inginnocchia)
 un'amante regina
 supplice, sconsolata e di frequenti
875lagrime sventurate aspersa il volto.
 PORO
 (Mi giunge a indebolir, se più l'ascolto). (In atto di partire)
 CLEOFIDE
 Ingrato, non partir. Guardami. Io t'offro (S’alza)
 spettacolo gradito agli occhi tuoi.
 Voi dell'Idaspe, voi
880onde di quel crudel meno insensate
 meco le mie sventure al mar portate. (Va per gettarsi nel fiume)
 PORO
 Cleofide, che fai? Fermati; oh dei! (Corre per arrestarla)
 CLEOFIDE
 Che vuoi? Perché m'arresti,
 adorato tiranno? È di mia sorte
885la pietà che ti muove? O ti compiaci
 di vedermi ogn'istante
 mille volte morir?
 PORO
                                    (Numi, che pena!)
 CLEOFIDE
 Parla.
 PORO
              Deh se tu m'ami,
 non dar prove sì grandi
890della tua fedeltà. Fingi incostanza,
 del geloso mio cor le furie irrita.
 Il perderti è tormento;
 ma il perderti fedele è tal martire,
 è pena tal che non si può soffrire.
 CLEOFIDE
895Io vi perdono, o stelle,
 tutto il vostro rigor. Compensa assai
 la sua pietade i miei sofferti affanni.
 PORO
 È questo, astri tiranni,
 il talamo sperato? È questo il frutto
900di tanto amor? Felicità sognate!
 Inutili speranze!
 CLEOFIDE
                                  Ancor, mio bene,
 noi siamo in libertà. Posso a dispetto
 dell'ingiusto destin darti una prova
 maggior d'ogni altra. In sacro nodo uniti
905oggi l'India ci vegga; e questo il punto
 de' tuoi dubbi gelosi ultimo sia.
 Porgimi la tua destra, ecco la mia.
 PORO
 Ah qual tempo, qual luogo,
 quali auspici funesti
910per invitarmi a tanto ben scegliesti!
 E celebrar dovrassi
 un real imeneo fra le ruine,
 fra le stragi, fra l'armi, in riva a un fiume,
 senz'ara, senza tempio e senza nume?
 CLEOFIDE
915Alle azioni de' regi
 sempre assistono i numi; ara che basta
 è un cor divoto e in questo clima o altrove
 ogni parte del mondo è tempio a Giove.
 Prendi della mia fede,
920prendi il pegno più grande.
 PORO
                                                     In tal momento
 la mia sorte infelice io non rammento.
 A DUE
 
    Sommi dei, se giusti siete,
 proteggete il bel desio
 d'un amor così pudico.
925Proteggete...
 
 CLEOFIDE
                          Ah, ben mio, giunge il nemico.
 PORO
 Vieni. Quest'altra via
 involarci potrà... Ma quindi ancora
 giunge stuol numeroso. Agl'infelici
 son pur brevi i contenti!
 CLEOFIDE
                                               Io non saprei
930figurarmi uno scampo; a tergo il fiume,
 Alessandro ci arresta
 in quella parte e Timagene in questa.
 Eccoci prigionieri.
 PORO
                                     Oh dei! Vedrassi
 la consorte di Poro
935preda de' Greci? Agl'impudici sguardi
 misero oggetto? Alle insolenti squadre
 scherno servil? Chi sa qual nuovo amore,
 qual talamo novello... Ah ch'io mi sento
 dall'insano furor di gelosia
940tutta l'alma avvampar.
 CLEOFIDE
                                            Sposo, un momento
 ci resta ancor di libertà. Risolvi.
 Un consiglio, un aiuto.
 PORO
                                            Eccolo; è questo, (Impugna lo stile)
 barbaro sì ma necessario e degno
 del tuo core e del mio. Mori e m'attenda
945l'ombra tua degli Elisi in su la soglia
 senza il rossor della macchiata spoglia.
 CLEOFIDE
 Come!
 PORO
                Sì, mori; oh dio! (Vuol ferirla e si ferma)
 Qual gelo! Qual timor! Vacilla il piede,
 palpita il core e fugge
950dall'uffizio crudel la man pietosa.
 Ah Cleofide, ah sposa,
 ah dell'anima mia parte più cara,
 qual momento è mai questo! E chi potrebbe
 non avvilirsi e trattenere il pianto?
955Cara, la mia virtù non giunge a tanto.
 CLEOFIDE
 Oh tenerezze! Oh pene!
 PORO
                                              Ecco i nemici. (Guardando dentro la scena)
 Perdona i miei furori,
 adorato ben mio, perdona e mori. (In atto di ferirla)