Didone abbandonata, Parigi, Quillau, 1755, I

 SCENA XIX
 
 ENEA
 
 ENEA
 E soffrirò che sia
570sì barbara mercede
 premio della tua fede, anima mia?
 Tanto amor, tanti doni...
 Ah pria ch'io t'abbandoni,
 pera l'Italia, il mondo;
575resti in oblio profondo
 la mia fama sepolta;
 vada in cenere Troia un'altra volta.
 Ah che dissi! Alle mie
 amorose follie,
580gran genitor, perdona, io n'ho rossore.
 Non fu Enea che parlò; lo disse amore.
 Si parta. E l'empio moro
 stringerà il mio tesoro?
 No... Ma sarà frattanto
585al proprio genitor spergiuro il figlio?
 Padre, amor, gelosia, numi, consiglio.
 
    Se resto sul lido,
 se sciolgo le vele,
 infido, crudele
590mi sento chiamar.
 
    E intanto confuso
 nel dubbio funesto,
 non parto, non resto;
 ma provo il martire
595ch'avrei nel partire,
 ch'avrei nel restar.
 
 Fine dell’atto primo