Alessandro, Torino, Reale, 1757, I

 SCENA X
 
 PORO e TIMAGENE
 
 PORO
 (Tenerezze ingegnose!)
 TIMAGENE
                                             Amico Asbite,
 siam pur soli una volta.
 PORO
                                             E con qual fronte
1030mi chiami amico? Al mio signor prometti
 sedur parte de' Greci e poi l'inganni.
 TIMAGENE
 Non l'ingannai. Sedotti
 gli argiraspidi avea. Ma non so dirti
 se a caso, se avvertito,
1035se protetto dal ciel, gli ordini usati
 cangiò al campo Alessandro; onde rimase
 ultima quella schiera
 che doveva al passaggio esser primiera.
 PORO
 Chi può di te fidarsi?
 TIMAGENE
                                          Io mille prove
1040ti darò d'amistà. Va'; la mia cura
 prigionier non t'arresta,
 libero sei; la prima prova è questa.
 PORO
 Ma come ad Alessandro
 discolperai...
 TIMAGENE
                           Questo è mio peso. A lui
1045una fuga, una morte
 finger saprò. Frattanto
 sollecito e nascosto
 tu ricerca di Poro e reca a lui (Cava un foglio)
 questo mio foglio. Un messaggier più fido
1050non so trovar di te. Digli che in questo
 vedrà le mie discolpe,
 vedrà le sue speranze. (Gli dà il foglio)
 PORO
                                            Amico, addio.
 Da' legami disciolto
 l'impeto già de' miei furori ascolto.
 
1055   Destrier, che all'armi usato
 fuggì dal chiuso albergo,
 scorre la selva, il prato,
 agita il crin sul tergo
 e fa co' suoi nitriti
1060le valli risonar.
 
    Ed ogni suon che ascolta
 crede che sia la voce
 del cavalier feroce
 che l'anima a pugnar. (Parte)