Alessandro, Torino, Reale, 1757, II

 SCENA PRIMA
 
  Campo di battaglia su le rive dell’Idaspe. Tende, carri rovesciati, soldati dispersi, armi, insegne ed altri avanzi dell’esercito di Poro disfatto da Alessandro. Terminata la sinfonia, s’ode strepito d’armi e d’istromenti militari; nell’alzar della tenda veggonsi soldati che fuggono.
 
 PORO con ispada nuda, indi GANDARTE
 
 PORO
 Fermatevi, codardi. Ah con la fuga
 mal si compra una vita. A chi ragiono?
 Non ha legge il timor. La mia sventura
 i più forti avvilisce. È dunque in cielo
5sì temuto Alessandro
 che a suo favor può fare ingiusti i numi?
 Ah si mora; e si scemi
 della spoglia più grande
 il trionfo a costui... Ma la mia sposa
10lascio in preda al rival? No; si contrasti (Ripone la spada nel fodero)
 l'acquisto di quel core
 sino all'ultimo dì.
 GANDARTE
                                   Prendi, signore; (Frettoloso e porgendo il proprio elmo a Poro)
 prendi e il real tuo serto
 sollecito mi porgi. Oh dio! S'avanza
15la schiera ostil. Deh non tardar; s'inganni
 il nemico così.
 PORO
                             Ma il tuo periglio?
 GANDARTE
 È periglio privato. In me non perde
 l'India il suo difensor. Porgi; t'affretta;
 non abbiam che un istante.
 PORO
                                                    Ecco, o mio fido, (Si leva il proprio cimiero e lo pone sul capo a Gandarte)
20sul tuo crine il mio serto. Ah sia presagio
 di grandezze future.
 GANDARTE
 E vengano con lui le tue sventure. (Parte)