Alessandro, Torino, Reale, 1757, II

 SCENA XII
 
  Nel tempo d’una breve sinfonia si vedono venire diverse barche pel fiume, dalle quali scendono molti indiani portando diversi doni; e dalla principale sbarca Cleofide che viene incontrata da Alessandro.
 
 CLEOFIDE e detti
 
 CLEOFIDE
350Ciò ch'io t'offro, Alessandro,
 è quanto di più raro
 o nell'indiche rupi
 o nella vasta oriental marina
 per me nutre e colora
355il sol vicino e la feconda aurora.
 Se non mi sdegni amica, eccoti un dono
 all'amistà dovuto;
 se suddita mi brami, ecco un tributo.
 ALESSANDRO
 Da' sudditi io non chiedo
360altr'omaggio che fede; e dagli amici
 prezzo dell'amistade io non ricevo;
 onde inutili sono
 le tue ricchezze, o sian tributo o dono.
 Timagene, alle navi
365tornino que' tesori. (Timagene si ritira dando ordine agl’indiani che tornino su le navi co’ doni)
 CLEOFIDE
 Ah mel predisse il cor. Questo disprezzo
 giustifica il mio pianto. (Piange)
 L'esserti... odiosa... tanto...
 ALESSANDRO
 Ma non è ver. Sappi... T'inganni... Oh dio!
370(M'uscì quasi da' labbri idolo mio).
 CLEOFIDE
 Signor rimanti in pace; a me non lice
 miglior sorte sperar de' doni miei;
 più di quegli importuna io ti sarei. (In atto di partire)
 ALESSANDRO
 T'arresta. Ah mal, regina, (Arrestandola)
375interpetri il mio cor. Siedi e ragiona.
 CLEOFIDE
 Ubbidirò.
 ALESSANDRO
                      (Che amabile sembianza!)
 CLEOFIDE
 (Mie lusinghe alla prova). (Siedono)
 ALESSANDRO
                                                   (Alma, costanza).
 CLEOFIDE
 In faccia ad Alessandro
 mi perdo, mi confondo e non so come...