Alessandro, Torino, Reale, 1757, II

 SCENA XV
 
 PORO e CLEOFIDE
 
 PORO
 Lode agli dei; son persuaso alfine (Con ironia)
420della tua fedeltà.
 CLEOFIDE
                                 Lode agli dei; (Come sopra)
 Poro di me si fida,
 più geloso non è.
 PORO
                                  Dov'è chi dice
 che un femminil pensiero
 dell'aura è più leggiero?
 CLEOFIDE
                                               Ov'è chi dice
425che più del mare un sospettoso amante
 è torbido e incostante?
 Io non lo credo.
 PORO
                               Ed io
 nol posso dir.
 CLEOFIDE
                            Mi disinganna assai...
 PORO
 Mi convince abbastanza...
 CLEOFIDE
430La placidezza tua.
 PORO
                                   La tua costanza.
 CLEOFIDE
 Ricordo il giuramento.
 PORO
 La promessa rammento.
 CLEOFIDE
 Si conosce...
 PORO
                         Si vede...
 CLEOFIDE
 Che placido amator.
 PORO
                                        Che bella fede!
 
435   Se mai turbo il tuo riposo,
 se m'accendo ad altro lume,
 pace mai non abbia il cor.
 
 CLEOFIDE
 
    Se mai più sarò geloso,
 mi punisca il sacro nume
440che dell'India è domator.
 
 PORO
 
    Infedel, questo è l'amore?
 
 CLEOFIDE
 
 Menzogner, questa è la fede?
 
 A DUE
 
 Chi non crede al mio dolore
 che lo possa un dì provar.
 
 PORO
 
445   Per chi perdo, o giusti dei,
 il riposo de' miei giorni!
 
 CLEOFIDE
 
 A chi mai gli affetti miei,
 giusti dei, serbai finora!
 
 A DUE
 
 Ah si mora e non si torni
450per l'ingrata
                          a sospirar.
 per l'ingrato
 
 Fine dell’atto primo