Alessandro, Torino, Reale, 1757, II

 SCENA XII
 
 ALESSANDRO e detti
 
 ALESSANDRO
 Per salvarti, o regina,
 tentai frenar, ma invano,
 d'un campo vincitor l'impeto insano.
 Non intende, non ode,
700non conosce ragion. La rea ti crede
 e minacciando il sangue tuo richiede.
 Ma non temer; mi resta
 una via di salvarti. In te rispetti
 ogni schiera orgogliosa
705una parte di me; sarai mia sposa.
 CLEOFIDE
 Io sposa d'Alessandro! (Sorpresa)
 ALESSANDRO
 E qual altro riparo,
 quando un campo ribelle
 una vittima chiede?
 GANDARTE
                                        Eccola. (Si palesa)
 CLEOFIDE
                                                       (Oh stelle!)
 ALESSANDRO
710Chi sei?
 GANDARTE
                   Poro son io.
 ALESSANDRO
                                           Come fra questi
 custoditi soggiorni
 giungesti a penetrar?
 GANDARTE
                                          Per via nascosa
 che 'l passaggio assicura
 dalle sponde del fiume a queste mura.
 ALESSANDRO
715E ben che vuoi? Domandi
 pietà, perdono? O ad insultar ritorni
 l'infelice regina?
 GANDARTE
                                  A che mi vai
 rimproverando un disperato cenno,
 fra' tumulti dell'armi, in mezzo all'ire
720mal concepito, mal inteso e forse
 crudelmente eseguito? È a me palese
 l'inumana richiesta
 del campo tuo, che lei vuol morta, e vengo
 ad offrirmi per lei. Porto all'insana
725greca barbarie un regio capo in dono.
 Io la vittima sono,
 se il reo si chiede; io meditai gl'inganni;
 in me punir dovete
 l'insidie, i tradimenti.
730Son Cleofide e Asbite ambo innocenti.
 ALESSANDRO
 (Oh coraggio, oh fortezza!)
 CLEOFIDE
 (Oh fede che innamora!)
 GANDARTE
 (Il mio re si difenda e poi si mora).
 ALESSANDRO
 (E fia ver che mi vinca
735un barbaro in virtù? No). Poro ascolta.
 Col tuo fedele Asbite
 ti lascio in libertà. L'istessa via,
 che fra noi ti condusse,
 allo sdegno de' Greci anche t'involi.
 GANDARTE
740E Cleofide intanto...
 ALESSANDRO
 Cleofide è mia preda,
 ritenerla potrei; potrei salvarla
 senza renderla a te; ma quando vieni
 ad offrirti in sua vece,
745la meritasti assai. Dall'atto illustre
 la tua grandezza e l'amor tuo comprendo;
 onde a te (non so dirlo), a te la rendo.
 CLEOFIDE
 Oh clemenza!
 GANDARTE
                            Oh pietà!
 ALESSANDRO
                                                D'Asbite io volo
 a disciogliere i lacci. Andate, amici;
750e serbatevi altrove a' dì felici.
 
    S'è ver che t'accendi (A Gandarte)
 di nobili ardori,
 conserva, difendi
 la bella che adori
755e siegui ad amarla,
 ch'è degna d'amor.
 
    Di qualche mercede
 se indegno non sono,
 la man che lo diede
760rispetta nel dono.
 Non altro ti chiede
 il tuo vincitor. (Parte)