Alessandro, Torino, Reale, 1757, II

 SCENA XIII
 
 CLEOFIDE, GANDARTE, poi ERISSENA
 
 CLEOFIDE
 Chi sperava, o Gandarte,
 tanta felicità fra tanti affanni?
765Quanto dobbiamo a' tuoi pietosi inganni!
 GANDARTE
 Di vassallo e d'amico
 ho compiuto il dover. Ma... chi s'appressa?
 CLEOFIDE
 Sarà forse lo sposo.
 Ah no; giunge Erissena.
 GANDARTE
                                              Oh come asperso
770ha di lagrime il volto!
 CLEOFIDE
                                          Eh non è tempo
 di pianto, o principessa. Andremo altrove
 a respirar con Poro aure felici.
 ERISSENA
 Ah! Che Poro morì.
 CLEOFIDE
                                      Come!
 GANDARTE
                                                     Che dici!
 CLEOFIDE
 M'ha tradita Alessandro.
 ERISSENA
                                                Ei di sé stesso
775fu l'uccisor.
 CLEOFIDE
                        Quando? Perché? Finisci (Con affanno e fretta)
 di trafiggermi il cor.
 ERISSENA
                                        Sai che rimase
 creduto Asbite a Timagene in cura...
 CLEOFIDE
 E ben?
 ERISSENA
                 Cinto da' Greci
 lungo il fiume, alle tende
780andava prigionier, quando si mosse
 con impeto improvviso ed i sorpresi
 improvidi custodi urtò, divise;
 fra lor la via s'aperse,
 si lanciò nell'Idaspe e si sommerse.
 GANDARTE
785Privo di te, servo de' Greci, in odio (A Cleofide)
 ebbe Poro la vita.
 CLEOFIDE
                                   I suoi furori (Piangendo)
 mi predicean qualche funesto eccesso.
 GANDARTE
 Ma donde il sai? (Ad Erissena)
 ERISSENA
                                  Da Timagene istesso.
 CLEOFIDE
 Che mi giovò su l'are
790tante vittime offrirvi, ingiusti dei?
 Se voi de' mali miei
 siete cagione, all'ingiustizia vostra
 non son dovute; e se governa il caso
 tutti gli umani eventi, (Con passione disperata)
795vi usurpate il timor, numi impotenti.
 GANDARTE
 Ah che dici, o regina! Un mal privato
 spesso è pubblico bene;
 e v'è sempre ragione in ciò che avviene.
 Fuggi; torna in te stessa;
800pensa a salvarti.
 CLEOFIDE
                                 A che fuggir? Qual danno (Come sopra)
 mi resta da temer? Lo sposo, il regno
 misera già perdei; si perda ancora
 la vita che m'avanza.
 Dov'è più di periglio, ho più speranza.
 
805   Se il ciel mi divide
 dal caro mio sposo,
 perché non m'uccide
 pietoso il martir?
 
    Divisa un momento
810dal dolce tesoro,
 non vivo, non moro;
 ma provo il tormento
 d'un viver penoso,
 d'un lungo morir. (Parte)