Alessandro nell’Indie, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA IV
 
 ALESSANDRO e TIMAGENE
 
 TIMAGENE
 (Dei, che m'avvenne mai! Gelar mi sento;
905mi trema il cor).
 ALESSANDRO
                                 Siam soli; (Tutto senza sdegno)
 ecco l'ora, ecco il loco, ecco Alessandro.
 Che pensi, o Timagene? A che d'intorno
 volgi il guardo così? Se Poro attendi,
 molto è lungi da noi; l'attendi invano.
910Ardir. Che! La tua mano
 all'onor di svenarmi
 non può sola aspirar?
 TIMAGENE
                                          Come! Io... svenarti?
 Ah! Qual è quell'infame
 che ha questo in te nero sospetto impresso?
 ALESSANDRO
915Vedilo. (Gli dà il foglio da lui scritto a Poro)
 TIMAGENE
                  (Oh numi!) (Abbattuto)
 ALESSANDRO
                                          È Timagene istesso.
 TIMAGENE
 Perfido messaggier!
 ALESSANDRO
                                        Come! Si lagna
 della perfidia altrui
 chi l'esempio ne diede?
 D'esiger l'altrui fede
920qual dritto ha un traditore?
 TIMAGENE
                                                     E pur se vuoi
 ascoltar le mie scuse...
 ALESSANDRO
                                           Ah taci; aggravi
 così la colpa tua. Reo, che convinto
 va mendicando scusa,
 sol del suo cor la pertinacia accusa.
 TIMAGENE
925È ver; nel passo a cui ridotto io sono, (Disperato)
 più difesa o perdono
 è follia di sperar; tutto il tuo sdegno
 a vendicarti affretta.
 ALESSANDRO
 Alessandro vendetta! E sazio ancora
930d'offendermi non sei?
 TIMAGENE
                                           Dovuto è questo
 mio sangue a te.
 ALESSANDRO
                                 Ma che mi giova il sangue
 d'un traditore? Ah, se mi vuoi superbo
 del mio poter, rendimi il cor, ritorna
 ad esser fido; e Timagene amico
935mi renderà, tel giuro,
 più pago di me stesso
 che Poro debellato e Dario oppresso.
 TIMAGENE
 Oh delitto! Oh perdono!
 Oh clemenza maggior de' falli miei! (Inginocchiandosi con impeto e piangendo)
940Ma che resta agli dei,
 se fa tanto un mortal?
 ALESSANDRO
                                           Sorgi; in quel pianto
 già l'amico vegg'io. Sì bel rimorso
 le tue virtù ravvivi.
 Vieni al sen d'Alessandro; amalo e vivi.
 
945   Serbati a grandi imprese
 e in lor rimanga ascosa
 la macchia vergognosa
 di questa infedeltà,
 
    che nel sentier d'onore
950se ritornar saprai,
 ricompensata assai
 vedrò la mia pietà. (Parte)