Artaserse, Roma, Zempel e de Mey, 1730

 SCENA VI
 
 SEMIRA e MEGABISE
 
 SEMIRA
 Gran cose io temo. Il mio germano Arbace
 parte pria dell'aurora. Il padre armato
 incontro e non mi parla. Accusa il cielo
 agitato Artaserse e m'abbandona.
245Megabise, che fu? Se tu lo sai,
 determina il mio core
 fra tanti suoi timori a un sol timore.
 MEGABISE
 E tu sola non sai che Serse ucciso
 fu poc'anzi nel sonno?
250Che Dario è l'uccisore? E che la reggia
 fra le gare fraterne arde divisa?
 SEMIRA
 Che ascolto! Or tutto intendo.
 Miseri noi, misera Persia...
 MEGABISE
                                                    Eh lascia
 d'affligerti, o Semira. Hai forse parte
255fra l'ire ambiziose e fra i delitti
 della stirpe real? Forse paventi
 che un re manchi alla Persia? Avremo, avremo
 purtroppo a chi servir. Si versi il sangue
 de' rivali germani; inondi il trono;
260qualunque vinca, indifferente io sono.
 SEMIRA
 Ne' disastri d'un regno
 ciascuno ha parte; e nel fedel vassallo
 l'indifferenza è rea. Sento che immondo
 è del sangue paterno un empio figlio,
265che Artaserse è in periglio; e vuoi ch'io miri
 questa vera tragedia,
 spettatrice indolente e senza pena,
 come i casi d'Oreste in finta scena?
 MEGABISE
 So che parla in Semira
270d'Artaserse l'amor. Ma senti; o questo
 del germano trionfa e asceso in trono
 di te non avrà cura; o resta oppresso
 e l'oppressor vorrà vederlo estinto;
 onde lo perdi o vincitore o vinto.
275Vuoi d'un labro fedele
 il consiglio ascoltar? Scegli un amante
 uguale al grado tuo. Sai che l'amore
 d'uguaglianza si nutre. E se mai porre
 volessi in opra il mio consiglio, allora
280ricordati, ben mio, di chi t'adora.
 SEMIRA
 Veramente il consiglio
 degno è di te; ma voglio
 renderne un altro in ricompensa e parmi
 più opportuno del tuo; lascia d'amarmi.
 MEGABISE
285È impossibile, o cara,
 vederti e non amarti.
 SEMIRA
                                          E chi ti sforza
 il mio volto a mirar? Fuggimi e un'altra
 di me più grata all'amor tuo ritrova.
 MEGABISE
 Ah che il fuggir non giova. Io porto in seno
290l'immagine di te; quest'alma avvezza
 dappresso a vagheggiarti ancor da lungi
 ti vagheggia ben mio. Quando il costume
 si converte in natura,
 l'alma quel che non ha sogna e figura.
 
295   Sogna il guerrier le schiere,
 le selve il cacciator
 e sogna il pescator
 le reti e l'amo.
 
    Sopito in dolce oblio
300sogno pur io così
 colei che tutto il dì
 sospiro e chiamo. (Parte)