Artaserse, Roma, Zempel e de Mey, 1730

 SCENA XV
 
 ARBACE con guardie
 
 ARBACE
 No che non ha la sorte
 più sventure per me. Tutte in un giorno
 tutte, oh dio, le provai. Perdo l'amico,
555m'insulta la germana,
 m'accusa il genitor, piange il mio bene
 e tacer mi conviene!
 E non posso parlar! Dove si trova
 un'anima che sia
560tormentata così come la mia.
 Ma giusti dei pietà. Se a questo passo
 lo sdegno vostro a danno mio s'avanza,
 pretendete da me troppa costanza.
 
    Vo solcando un mar crudele,
565senza vele e senza sarte;
 freme l'onda, il ciel s'imbruna,
 cresce il vento e manca l'arte
 e il voler della fortuna
 son costretto a seguitar.
 
570   Infelice, in questo stato
 son da tutti abbandonato;
 meco sola è l'innocenza
 che mi porta a naufragar.
 
 Fine dell’atto primo