Artaserse, Venezia, Buonarigo, 1730

 SCENA XI
 
 MEGABISE, poi ARBACE disarmato fra le guardie e detti
 
 MEGABISE
                                                  Arbace è il reo.
 ARTASERSE, SEMIRA
415Come!
 MEGABISE
                Osserva il delitto in quel sembiante. (Accenando Arbace che esce confuso)
 ARTASERSE
 L'amico!
 ARTABANO
                    Il figlio!
 SEMIRA
                                     Il mio german!
 MANDANE
                                                                   L'amante!
 ARTASERSE
 In questa guisa Arbace
 mi torni innanzi? Ed hai potuto in mente
 tanta colpa nudrir?
 ARBACE
                                      Sono innocente.
 MANDANE
420(Volesse il ciel).
 ARTASERSE
                                Ma se innocente sei
 difenditi, diliegua
 i sospetti, gl'indizi; e la ragione
 dell'innocenza tua sia manifesta.
 ARBACE
 Io non son reo, la mia difesa è questa.
 ARTABANO
425(Seguitasse a tacer).
 MANDANE
                                        Ma i sdegni tuoi
 contro Serse?
 ARBACE
                            Eran giusti.
 ARTASERSE
                                                    La tua fuga?
 ARBACE
 Fu vera.
 MANDANE
                   Il tuo silenzio?
 ARBACE
 È necessario.
 ARTASERSE
                           Il tuo confuso aspetto!
 ARBACE
 Lo merita il mio stato.
 MANDANE
                                           E il ferro asperso
430di caldo sangue?
 ARBACE
                                 Era in mia mano, è vero.
 ARTASERSE
 E non sei delinquente?
 MANDANE
 E l'uccisor non sei?
 ARBACE
                                      Sono innocente.
 ARTASERSE
 Ma l'apparenza o Arbace
 ti accusa, ti condanna.
 ARBACE
435Lo veggio anch'io ma l'apparenza inganna.
 ARTASERSE
 Tu non parli o Semira?
 SEMIRA
                                             Io son confusa.
 ARTASERSE
 Parli Artabano.
 ARTABANO
                               Oh dio!
 Mi perdo anch'io nel meditar la scusa.
 ARTASERSE
 Misero, che farò! Punire io deggio
440nell'amico più caro il più crudele
 orribile nemico! A che mostrarmi
 così gran fedeltà barbaro Arbace?
 Quei soavi costumi,
 quel amor, quelle prove
445d'incorrota virtude erano inganni
 dunque d'un'alma rea. Potessi almeno
 quel momento obliar che in mezzo all'armi
 me dai nemici oppresso
 cadente sollevasti e col tuo sangue
450generoso serbasti i giorni miei,
 che adesso non avrei
 del padre mio nel vendicar il fato
 la pena, oh dio, di divenirti ingrato.
 ARBACE
 I primi affetti tui
455signor non perda un innocente oppresso.
 Se mai degno ne fui, lo sono adesso.
 ARTABANO
 Audace, e con qual fronte
 puoi domandargli amor? Perfido figlio
 il mio rossor, la pena mia tu sei.
 ARBACE
460Anche il padre congiura a' danni miei.
 ARTABANO
 Che vorresti da me? Ch'io fossi a parte
 de' falli tuoi nel compatirti? Eh provi
 provi o signor la tua giustizia. Io stesso (Ad Artaserse)
 sollecito la pena. In sua difesa
465non gli giovi Artabano aver per padre.
 Scordati la mia fede; oblia quel sangue
 di cui per questo regno
 tante volte pugnando i campi aspersi.
 Coll'altro ch'io versai, questo si versi.
 ARTASERSE
470O fedeltà!
 ARTABANO
                      Risolvi e qualche affetto
 se ti resta per lui, vada in oblio.
 ARTASERSE
 Risolverò... Ma con qual core! Oh dio.