Artaserse, Venezia, Buonarigo, 1730

 SCENA II
 
 ARTABANO, poi ARBACE con guardie
 
 ARTABANO
 Son quasi in porto. Arbace
615avvicinati. E voi (Alle guardie)
 nelle prossime stanze
 pronti attendete ad ogni cenno. (Partono)
 ARBACE
                                                            Il padre
 solo con me!
 ARTABANO
                          Pur mi riesce o figlio
 di salvar la tua vita. Io chiesi ad arte
620all'incauto Artaserse
 la libertà di favellarti. Andiamo.
 Per una via che ignota
 sempre gli fu, scorgendo i passi tui
 deluder posso i suoi custodi e lui.
 ARBACE
625Mi proponi una fuga
 che saria prova al mio delitto.
 ARTABANO
                                                        Eh vieni
 folle che sei. La libertà ti rendo,
 t'involo al regio sdegno,
 agl'applausi ti guido e forse al regno.
 ARBACE
630Che dici! Al regno?
 ARTABANO
                                      È da gran tempo, il sai,
 a tutti in odio il regio sangue. Andiamo.
 Alle commosse squadre
 basta mostrarti. Ho già la fede in pegno
 de' primi duci.
 ARBACE
                               Io divenir ribelle!
635Solo in pensarlo innoridisco. Ah padre
 lasciami l'innocenza.
 ARTABANO
                                         È già perduta
 nella credenza altrui. Sei prigioniero
 e comparisci reo.
 ARBACE
                                  Ma non è vero.
 ARTABANO
 Questo non giova. È l'innocenza Arbace
640un preggio che consiste
 nel credulo consenso
 di chi l'amira; e se le togli questo,
 in nulla si risolve. Il giusto è solo
 chi sa fingerlo meglio e chi nasconde
645con più destro artificio i sensi sui
 nel teatro del mondo agli occhi altrui.
 ARBACE
 T'inganni. Un'alma grande
 è teatro a sé stessa; ella in segreto
 s'approva e si condanna
650e placida e sicura
 del volgo spettator l'aura non cura.
 ARTABANO
 Sia ver. Ma l'innocenza
 si dovrà preferir forse alla vita
 per conservarla?
 ARBACE
                                 E questa vita o padre
655che mai la credi?
 ARTABANO
                                  Il maggior dono o figlio
 che dar possan gli dei.
 ARBACE
                                           La vita è un bene
 che usandone si scema. Ogni momento
 ch'altri ne gode è un passo
 che al termine avvicina e dalle fasce
660si comincia a morir quando si nasce.
 ARTABANO
 E dovrò per salvarti
 contender teco? Altra ragion per ora
 non ricercar che il cenno mio; t'affretta.
 ARBACE
 No, perdona. Sia questo
665il tuo cenno primiero
 trasgredito da me.
 ARTABANO
                                     Vinca la forza
 le resistenze tue. Sieguimi. (Va per prenderlo)
 ARBACE
                                                     In pace (Si scosta)
 lasciami o padre. A troppo gran cimento
 riduci il mio rispetto. Ah se mi sforzi,
670farò...
 ARTABANO
              Minacci ingrato!
 Parla? Di', che farai?
 ARBACE
                                         Nol so; ma tutto
 farò per non seguirti.
 ARTABANO
                                          E ben, vediamo
 chi di noi vincerà; sieguimi, andiamo. (Lo prende per mano)
 ARBACE
 Custodi olà.
 ARTABANO
                         T'accheta.
 ARBACE
                                              Olà custodi? (Artabano lascia Arbace vedendo li custodi)
675Rendetemi i miei lacci; al carcer mio
 guidatemi di nuovo.
 ARTABANO
                                        (Ardo di sdegno).
 ARBACE
 Padre, un addio.
 ARTABANO
                                 Va', non t'ascolto indegno.
 ARBACE
 
    Lascia cadermi in volto
 uno de' sguardi tuoi,
680che forse ancor tu puoi
 sentir pietade in te.
 
    Se dallo sdegno è tolto
 il bel primiero amore
 guardami; e col tuo core
685giudica poi di me. (Parte fra le guardie)