Didone abbandonata, Parigi, Quillau, 1755, I

 SCENA III
 
 IARBA
 
 IARBA
 Ed io son vinto ed io soffro una vita
 che d'un vile stranier due volte è dono?
1205No, vendetta, vendetta; e se non posso
 nel sangue d'un rivale
 tutto estinguer lo sdegno,
 opprimerà la mia caduta un regno.
 
    Su la pendice alpina
1210dura la quercia antica
 e la stagion nemica
 per lei fatal non è.
 
    Ma quando poi ruina
 di mille etadi a fronte,
1215gran parte fa del monte
 precipitar con sé. (Parte)