L’Artaserse, Venezia, Bettinelli, 1733

 SCENA X
 
 ARTABANO e detti
 
 ARTABANO
                                                        È vana
940la tua, la mia pietà. La sua salvezza
 o non cura o dispera.
 ARTASERSE
                                         E vuol ridurmi
 l'ingrato a condannarlo?
 SEMIRA
 Condannarlo? Ah crudel! Dunque vedrassi
 sotto un'infame scure
945di Semira il germano,
 della Persia l'onore,
 l'amico d'Artaserse, il difensore?
 Misero Arbace! Inutile mio pianto!
 Vilipeso dolor!
 ARTASERSE
                              Semira a torto
950m'accusi di crudel. Che far poss'io,
 se difesa non ha? Tu che faresti?
 Che farebbe Artabano? Olà custodi,
 Arbace a me si guidi. Il padre istesso
 sia giudice del figlio. Egli l'ascolti,
955ei l'assolva se può. Tutta in sua mano
 la mia depongo autorità reale.
 ARTABANO
 Come!
 MANDANE
                E tanto prevale
 l'amicizia al dover? Punir nol vuoi,
 se la pena del reo commetti al padre.
 ARTASERSE
960A un padre io la commetto
 di cui nota è la fé, che un figlio accusa
 ch'io difender vorrei, che di punirlo
 ha più ragion di me.
 MANDANE
                                        Ma sempre è padre.
 ARTASERSE
 Perciò doppia ragione
965ha di punirlo. Io vendicar di Serse
 la morte sol deggio in Arbace. Ei deve
 nel figlio vendicar con più rigore
 e di Serse la morte e il suo rossore.
 MANDANE
 Dunque così...
 ARTASERSE
                             Così, se Arbace è il reo,
970la vittima assicuro al re svenato
 ed al mio difensor non sono ingrato.
 ARTABANO
 Ah signor, qual cimento...
 ARTASERSE
 Degno di tua virtù.
 ARTABANO
                                      Di questa scelta
 che si dirà?
 ARTASERSE
                         Che si può dir? Parlate, (a’ grandi)
975se v'è ragion che a dubitar vi muova.
 MEGABISE
 Il silenzio d'ognun la scelta approva.
 SEMIRA
 Ecco il germano.
 MANDANE
                                 (Aimè!)
 ARTASERSE
                                                   S'ascolti. (Va in trono e i grandi siedono)
 ARTABANO
                                                                      (Affetti,
 ah tolerate il freno). (Nell’andare e sedere al tavolino)
 MANDANE
 (Povero cor non palpitarmi in seno).