Artaserse, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA X
 
 ARTABANO e detti
 
 ARTABANO
                                                        È vana
 la tua, la mia pietà. La sua salvezza
940o non cura o dispera.
 ARTASERSE
                                         E vuol ridurmi
 l'ingrato a condannarlo?
 SEMIRA
 Condannarlo! Ah crudel! Dunque vedrassi
 sotto un'infame scure
 di Semira il germano,
945della Persia l'onore,
 l'amico d'Artaserse, il difensore?
 Misero Arbace! Inutile mio pianto!
 Vilipeso dolor!
 ARTASERSE
                              Semira, a torto
 m'accusi di crudel. Che far poss'io,
950se difesa non ha? Tu che faresti?
 Che farebbe Artabano? Olà custodi,
 Arbace a me si guidi; il padre istesso
 sia giudice del figlio. Egli l'ascolti,
 ei l'assolva, se può. Tutta in sua mano
955la mia depongo autorità reale.
 ARTABANO
 Come!
 MANDANE
                E tanto prevale
 l'amicizia al dover? Punir nol vuoi,
 se la pena del reo commetti al padre.
 ARTASERSE
 A un padre io la commetto
960di cui nota è la fé, che un figlio accusa
 ch'io difender vorrei, che di punirlo
 ha più ragion di me.
 MANDANE
                                        Ma sempre è padre.
 ARTASERSE
 Perciò doppia ragione
 ha di punirlo. Io vendicar di Serse
965la morte sol deggio in Arbace. Ei deve
 nel figlio vendicar con più rigore
 e di Serse la morte e 'l suo rossore.
 MANDANE
 Dunque così...
 ARTASERSE
                             Così se Arbace è il reo
 la vittima assicuro al re svenato;
970ed al mio difensor non sono ingrato.
 ARTABANO
 Ah signor, qual cimento...
 ARTASERSE
 Degno di tua virtù.
 ARTABANO
                                      Di questa scelta
 che si dirà?
 ARTASERSE
                         Che si può dir? Parlate, (Ai grandi)
 se v'è ragion che a dubitar vi muova.
 MEGABISE
975Il silenzio d'ognun la scelta approva.
 SEMIRA
 Ecco il germano.
 MANDANE
                                 (Aimè!)
 ARTASERSE
                                                   S'ascolti. (Artaserse va in trono ed i grandi siedono)
 ARTABANO
                                                                      (Affetti,
 ah tollerate il freno). (Nell’andare a sedere al tavolino)
 MANDANE
 (Povero cor, non palpitarmi in seno).