Artaserse, Torino, Reale, 1757

 SCENA PRIMA
 
 Appartamenti reali.
 
 ARTASERSE e ARTABANO
 
 ARTASERSE
 Dal carcere, o custodi, (Nell’uscire verso la scena)
575qui si conduca Arbace. Ecco adempite
 le tue richieste. Ah voglia il ciel che giovi
 questo incontro a salvarlo!
 ARTABANO
                                                  Io non vorrei
 che credessi, o signor, la mia domanda
 pietà di padre o mal fondata speme
580di trovarlo innocente. È troppo chiara
 la colpa sua; deve morir. Non altro
 mi muove a rivederlo
 che la tua sicurezza. Ancor del fallo
 è ignota la cagione,
585sono i complici ignoti, ogni segreto
 tenterò di scoprir.
 ARTASERSE
                                    La tua fortezza
 quanto invidio, Artabano! Io mi sgomento
 d'un amico al periglio;
 tu non ti perdi e si condanna il figlio.
 ARTABANO
590La fermezza del volto
 quanto costa al mio core! Intesi anch'io
 le voci di natura. Anch'io provai
 le comuni di padre
 deboli tenerezze;
595ma fra le mie dubbiezze
 il dover trionfò. Non è mio figlio
 chi mi porta il rossor di sì gran fallo;
 prima ch'io fossi padre, ero vassallo.
 ARTASERSE
 La tua virtude istessa
600mi parla per Arbace. Io più ti deggio
 quanto meno il difendi. Ah! Renderei
 troppo ingrata mercede a' merti tui,
 se senza affanno io ti punissi in lui.
 Deh cerchiamo, Artabano,
605una via di salvarlo, una ragione
 ch'io possa dubitar del suo delitto;
 unisci, io te ne priego,
 le tue cure alle mie.
 ARTABANO
                                       Che far poss'io,
 s'ogni evento l'accusa e intanto Arbace
610si vede reo, non si difende e tace?
 ARTASERSE
 Ma innocente si chiama. I labbri suoi
 non son usi a mentir. Come in un punto
 cangiò natura! Ah l'infelice ha forse
 qualche ragion del suo silenzio! A lui
615parli Artabano, ei svelerà col padre
 quanto al giudice tace. Io m'allontano.
 In libertà seco ragiona; osserva,
 esamina il suo cor. Trova, se puoi,
 un'ombra di difesa. Accorda insieme
620la salvezza del figlio,
 la pace del tuo re, l'onor del trono.
 Ingannami, se puoi, ch'io ti perdono.
 
    Rendimi il caro amico,
 parte dell'alma mia;
625fa' ch'innocente sia
 come l'amai finor.
 
    Compagni dalla cuna
 tu ci vedesti e sai
 che in ogni mia fortuna
630seco finor provai
 ogni piacer diviso,
 diviso ogni dolor. (Parte)