Artaserse, Torino, Reale, 1757

 SCENA XIII
 
 ARTASERSE, SEMIRA, ARTABANO
 
 ARTASERSE
1115Quanto, amata Semira,
 congiura il ciel del nostro Arbace a danno?
 SEMIRA
 Inumano! Tiranno!
 Così presto ti cangi?
 Prima uccidi l'amico e poi lo piangi?
 ARTASERSE
1120All'arbitrio del padre
 la sua vita commisi;
 ed io sono il tiranno ed io l'uccisi?
 SEMIRA
 Questa è la più ingegnosa
 barbara crudeltà. Giudice il padre
1125era servo alla legge. A te sovrano
 la legge era vassalla. Ei non poteva
 esser pietoso e tu dovevi. Eh dimmi
 che godi di veder svenato un figlio
 per man del genitore,
1130che amicizia non hai, non senti amore.
 ARTASERSE
 Parli la Persia e dica
 se ad Arbace son grato,
 se ho pietà del tuo duol, se t'amo ancora.
 SEMIRA
 Ben ti credei finora,
1135lusingata ancor io dal genio antico,
 pietoso amante e generoso amico;
 ma ti scopre un istante
 perfido amico e dispietato amante.
 
    Per quell'affetto
1140che l'incatena,
 l'ira depone
 la tigre armena,
 lascia il leone
 la crudeltà.
 
1145   Tu delle fiere
 più fiero ancora
 alle preghiere
 di chi t'adora
 spogli il tuo petto
1150d'ogni pietà. (Parte)