Didone abbandonata, Parigi, Quillau, 1755, II

 SCENA V
 
 IARBA sotto nome d’Arbace, ARASPE e detti
 
  Mentre al suono di barbari stromenti si vedono venire da lontano Iarba ed Araspe con seguito di mori e comparse che conducono tigri, leoni e portano altri doni da presentare alla regina, Didone servita da Osmida va sul trono, alla destra del quale rimane Osmida; due cartaginesi portano fuori i cuscini per l’ambasciatore africano e li situano lontano ma in faccia al trono. Iarba ed Araspe fermandosi sull’ingresso non intesi dicono:
 
 ARASPE
 Vedi mio re...
 IARBA
                            T'accheta.
 Finché dura l'inganno,
120chiamami Arbace e non pensare al trono;
 per ora io non son Iarba e re non sono.
 Didone, il re de' Mori
 a te de' cenni suoi
 me suo fedele apportator destina.
125Io te l'offro qual vuoi,
 tuo sostegno in un punto o tua ruina.
 Queste che miri intanto
 spoglie, gemme, tesori, uomini e fere,
 che l'Africa soggetta a lui produce,
130pegni di sua grandezza in don t'invia.
 Nel dono impara il donator qual sia.
 DIDONE
 Mentre io ne accetto il dono,
 larga mercede il tuo signor riceve;
 ma s'ei non è più saggio,
135quel ch'ora è don può divenire omaggio.
 (Come altiero è costui). Siedi e favella.
 ARASPE
 (Qual ti sembra, o signor?) (Piano a Iarba)
 IARBA
                                                     (Superba e bella). (Piano ad Araspe)
 Ti rammenta, o Didone,
 qual da Tiro venisti e qual ti trasse
140disperato consiglio a questo lido.
 Del tuo germano infido
 alle barbare voglie, al genio avaro
 ti fu l'Africa sol schermo e riparo.
 Fu questo, ove s'inalza
145la superba Cartago, ampio terreno
 dono del mio signore e fu...
 DIDONE
                                                    Col dono
 la vendita confondi...
 IARBA
 Lascia pria ch'io favelli e poi rispondi.
 DIDONE
 (Che ardir!) (Piano ad Osmida)
 OSMIDA
                           (Soffri). (Piano a Didone)
 IARBA
                                             Cortese
150Iarba il mio re le nozze tue richiese;
 tu ricusasti, ei ne soffrì l'oltraggio,
 perché giurasti allora
 che al cener di Sicheo fede serbavi.
 Or sa l'Africa tutta
155che dall'Asia distrutta Enea qui venne;
 sa che tu l'accogliesti; e sa che l'ami.
 Né soffrirà che venga
 a contrastar gli amori
 un avanzo di Troia al re de' Mori.
 DIDONE
160E gli amori e gli sdegni
 fian del pari infecondi.
 IARBA
 Lascia pria ch'io finisca e poi rispondi.
 Generoso il mio re, di guerra invece
 t'offre pace, se vuoi.
165E in emenda del fallo
 brama gli affetti tuoi, chiede il tuo letto,
 vuol la testa d'Enea.
 DIDONE
                                       Dicesti?
 IARBA
                                                         Ho detto.
 DIDONE
 Dalla reggia di Tiro
 io venni a queste arene,
170libertade cercando e non catene.
 Prezzo de' miei tesori
 e non già del tuo re Cartago è dono.
 La mia destra, il mio core
 quando a Iarba negai,
175d'esser fida allo sposo allor pensai.
 Or più quella non son...
 IARBA
                                             Se non sei quella...
 DIDONE
 Lascia pria ch'io risponda e poi favella.
 Or più quella non son; variano i saggi
 a seconda de' casi i lor pensieri.
180Enea piace al mio cor, giova al mio trono
 e mio sposo sarà.
 IARBA
                                  Ma la sua testa...
 DIDONE
 Non è facil trionfo, anzi potrebbe
 costar molti sudori
 questo avanzo di Troia al re de' Mori.
 IARBA
185Se il mio signore irriti,
 verranno a farti guerra
 quanti Getuli e quanti
 Numidi e Garamanti Africa serra.
 DIDONE
 Purché sia meco Enea, non mi confondo.
190Vengano a questi lidi
 Garamanti, Numidi, Africa e 'l mondo.
 IARBA
 Dunque dirò...
 DIDONE
                              Dirai
 che amoroso nol curo,
 che nol temo sdegnato.
 IARBA
195Pensa meglio, o Didone.
 DIDONE
                                               Ho già pensato. (S’alzano)
 
    Son regina e sono amante;
 e l'impero io sola voglio
 del mio soglio e del mio cor.
 
    Darmi legge invan pretende
200chi l'arbitrio a me contende
 della gloria e dell'amor. (Parte)