Artaserse, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA PRIMA
 
  Parte interna della fortezza, nella quale è ritenuto prigione Arbace. Cancelli in prospetto. Picciola porta a mano destra, per la quale si ascende alla reggia.
 
 ARBACE, poi ARTASERSE
 
 ARBACE
 
    Perché tarda è mai la morte,
 quando è termine al martir?
 
1185   A chi vive in lieta sorte
 è sollecito il morir.
 
 ARTASERSE
 Arbace.
 ARBACE
                  Oh dei, che miro! In questo albergo
 di mestizia e d'orror chi mai ti guida?
 ARTASERSE
 La pietà, l'amicizia.
 ARBACE
                                       A funestarti
1190perché vieni, o signor?
 ARTASERSE
                                            Vengo a salvarti.
 ARBACE
 A salvarmi!
 ARTASERSE
                         Non più. Per questa via,
 che in solitaria parte
 termina della reggia, i passi affretta;
 fuggi cauto da questo
1195in altro regno e quivi
 rammentati Artaserse, amalo e vivi.
 ARBACE
 Mio re, se reo mi credi,
 perché vieni a salvarmi? E se innocente,
 perché debbo fuggir?
 ARTASERSE
                                          Se reo tu sei,
1200io ti rendo una vita
 che a me donasti; e se innocente, io t'offro
 quello scampo che solo
 puoi tacendo ottener. Fuggi, risparmia
 d'un amico all'affetto
1205d'ucciderti il dolor. Placa i tumulti
 di quest'alma agitata. O sia che cieco
 l'amicizia mi renda o sia che un nume
 protegga l'innocenza, io non ho pace,
 se tu salvo non sei. Parmi nel seno
1210una voce ascoltar che ognor mi dica,
 qualor bilancio e la tua colpa e 'l merto,
 che il fallo è dubbio, il benefizio è certo.
 ARBACE
 Signor, lascia ch'io mora. In faccia al mondo
 colpevole apparisco ed a punirmi
1215t'obbliga l'onor tuo. Morrò felice,
 se all'amico conservo e al mio signore
 una volta la vita, una l'onore.
 ARTASERSE
 Sensi non anco intesi
 su le labbra d'un reo! Diletto Arbace,
1220non perdiamo i momenti. All'onor mio
 basterà che si sparga
 che un segreto castigo
 già ti punì, che funestar non volli
 di questo dì la pompa, in cui mirarmi
1225l'Asia dovrà la prima volta in trono.
 ARBACE
 Ma potrebbe il tuo dono
 un giorno esser palese. E allora...
 ARTASERSE
                                                              Ah parti,
 amico, io te ne priego; e se pregando
 nulla ottener poss'io, re tel comando.
 ARBACE
1230Ubbidisco al mio re. Possa una volta
 esserti grato Arbace. Ascolti intanto
 il cielo i voti miei;
 regni Artaserse e gli anni
 del suo regno felice
1235distinguano i trionfi; allori e palme
 tutto il mondo vassallo a lui raccolga;
 lentamente ravvolga
 i suoi giorni la parca; e resti a lui
 quella pace ch'io perdo,
1240che non spero trovar fino a quel giorno
 che alla patria e all'amico io non ritorno.
 
    L'onda dal mar divisa
 bagna la valle e 'l monte;
 va passeggiera in fiume,
1245va prigioniera in fonte;
 mormora sempre e geme,
 fin che non torna al mar,
 
    al mar dov'ella nacque,
 dove acquistò gli umori,
1250dove da' lunghi errori
 spera di riposar. (Parte)