Il Demetrio, Madrid, Mojados, 1751

 SCENA VIII
 
 MITRANE, poi ALCESTE dal porto e detti
 
 MITRANE
                                       In questo punto
 sovra picciolo legno Alceste è giunto.
 CLEONICE
 (Numi!)
 FENICIO
                   (Respiro).
 CLEONICE
                                        Ove si trova?
 MITRANE
                                                                  Ei viene. (Accennando verso il porto)
 CLEONICE
 Fenicio, Olinto. (Ah ch'io mi perdo). Andate (S’alza dal trono e seco s’alzan tutti)
 l'amico ad abbracciar che s'avvicina.
320(Io quasi mi scordai d'esser regina). (Torna a sedere. Fenicio e Mitrane vanno ad incontrar Alceste, che in picciola barca si vede approdare, e l’abbracciano)
 OLINTO
 (Inopportuno arrivo!)
 CLEONICE
                                           (Ecco il mio bene. (Verso Alceste che s’avvicina)
 Tu palpiti, o cor mio,
 che riconosci, oh dio, le tue catene).
 ALCESTE
 Pur mi concede il fato
325il piacer sospirato
 di trovarmi a' tuoi piedi, o mia regina.
 Felice me, se ancora
 fra le cure del regno
 d'un regio sguardo il mio tributo è degno.
 CLEONICE
330E privata e sovrana
 l'istessa Cleonice in me ritrovi.
 FENICIO
 (Torno a sperar).
 CLEONICE
                                  Ma qual disastro a noi
 sì gran tempo ti tolse?
 OLINTO
                                           (O sofferenza!)
 ALCESTE
 Sai che la mia partenza
335col re tuo genitor...
 OLINTO
                                     Sappiamo, Alceste,
 la pugna, le tempeste,
 di lui la morte e le vicende...
 CLEONICE
                                                      Il resto
 dunque giovi ascoltar. Siegui.
 OLINTO
                                                        (Che pena!)
 ALCESTE
 Al cader d'Alessandro in noi l'ardire
340tutto mancò. Già le nemiche squadre
 balzan sui nostri legni; orrido scempio
 si fa de' vinti; in mille aspetti e mille
 erra intorno la morte. Altri sommerso,
 altri spira trafitto e si confonde
345la cagion del morir tra il ferro e l'onde.
 Io sfortunato avanzo
 di perdite sì grandi, odiando il giorno,
 su la scomposta prora
 d'infranta nave a mille strali esposto
350lungamente pugnai, finché versando
 da cento parti il sangue,
 perdei l'uso de' sensi e caddi esangue.
 CLEONICE
 (Mi fa pietà).
 ALCESTE
                            Quindi in balia dell'onde
 quanto errai non so dirti. Aprendo il ciglio,
355il lacero naviglio
 so che più non rividi. In rozzo letto
 sotto rustico tetto io mi trovai;
 ingombre le pareti
 eran di nasse e reti e curvo e bianco
360pietoso pescator mi stava al fianco.
 CLEONICE
 Ma in qual terra giungesti?
 ALCESTE
                                                    In Creta; ed era
 cretense il pescator. Questi sul lido
 mi trovò semivivo; al proprio albergo
 pietoso mi portò; ristoro al seno,
365dittamo alle ferite
 sollecito apprestò; questi provvide
 dopo lungo soggiorno
 di quel picciolo legno il mio ritorno.
 FENICIO
 O strani eventi!
 OLINTO
                                Alfine
370l'istoria terminò. Tempo sarebbe...
 CLEONICE
 T'intendo, Olinto, io sceglierò lo sposo.
 Ciascun sieda e m'ascolti. (Fenicio, Olinto e gli altri grandi siedono)
 ALCESTE
                                                  (Io ritornai
 opportuno alla scelta). (Alceste volendo sedere, è impedito da Olinto)
 OLINTO
                                            Olà, che fai?
 ALCESTE
 Servo al cenno real.
 OLINTO
                                      Come! Al mio fianco
375vedrà la Siria un vil pastore assiso.
 ALCESTE
 La Siria ha già diviso
 Alceste dal pastor. Depose Alceste
 tutto l'esser primiero
 allor che di pastor si fe' guerriero.
 OLINTO
380Ma qual de' tuoi maggiori
 a tant'oltre aspirar t'aprì la strada?
 ALCESTE
 Il mio cor, la mia destra e la mia spada.
 OLINTO
 Dunque...
 FENICIO
                      Eh taci una volta.
 OLINTO
                                                        Almen si sappia
 la chiarezza qual è degli avi sui.
 FENICIO
385Finisce in te, quando comincia in lui.
 CLEONICE
 Non più. Nel mio comando
 si nobilita Alceste.
 OLINTO
                                    In questo loco
 solo ai gradi supremi
 di sedere è permesso.
 CLEONICE
                                           E ben. Alceste
390sieda duce dell'armi,
 del sigillo real sieda custode.
 Ti basta, Olinto? (Alceste siede e Olinto si alza)
 OLINTO
                                  Ah! Questo è troppo! A lui
 dona te stessa ancor. Conosce ogniuno
 dove giunger tu brami.
 FENICIO
                                             In questa guisa
395temerario rispondi? Al braccio mio
 lascia il peso, o regina,
 di punir quell'audace.
 CLEONICE
                                           Ai merti suoi,
 all'inesperta età tutto perdono.
 Ma taccia in avvenir...
 FENICIO
                                           Siedi e raffrena
400tacendo almeno il violento ingegno. (Ad Olinto)
 Udisti?
 OLINTO
                 Ubbidirò. (Fremo di sdegno). (Torna a sedere)
 CLEONICE
 Scelsi già nel mio cor. Ma pria che faccia
 palese il mio pensiero, un'altra io bramo
 sicurezza da voi. Giuri ciascuno
405di tollerar del nuovo re l'impero,
 sia di Siria o straniero
 o sia di chiaro o sia di sangue oscuro.
 OLINTO
 (Come tacer!)
 FENICIO
                             Su la mia fé lo giuro.
 CLEONICE
 Siegui, Olinto.
 FENICIO
                              Non parli?
 OLINTO
410Lasciatemi tacer.
 CLEONICE
                                  Forse recusi?
 OLINTO
 Io n'ho ragion. Né solo
 m'oppongo al giuramento. Altri vi sono...
 CLEONICE
 E ben. Su questo trono (S’alza dal trono e seco tutti)
 regni chi vuole. Io d'un servile impero
415non voglio il peso.
 FENICIO
                                    Eh non curar di pochi
 il contrasto, o regina, in faccia a tanti
 rispettosi vassalli.
 CLEONICE
                                    In faccia mia
 l'ardir di pochi io tollerar non deggio. (Scende dal trono)
 Libero il gran consiglio
420l'affar decida. O senza legge alcuna
 sceglier mi lasci o soffra
 che da quel soglio, ove richiesta ascesi,
 volontaria discenda. Almen privata
 disporrò del cor mio. Volger gli affetti
425almen potrò dove più il genio inclina
 ed allor crederò d'esser regina.
 
    Se libera non sono,
 s'ho da servir nel trono,
 non curo di regnar,
430l'impero io sdegno.
 
    A chi servendo impera
 la servitude è vera,
 è finto il regno. (Parte Cleonice seguita da Mitrane, dai grandi, dalle guardie e dal popolo)