Il Demetrio, Madrid, Mojados, 1751

 SCENA XV
 
 BARSENE
 
 BARSENE
 Infelice cor mio, qual altro attendi
560disinganno maggiore? Indarno aspiri
 ad espugnar la fedeltà d'Alceste.
 Ma pur chi sa? La tolleranza, il tempo
 forse lo vincerà. Vince de' sassi
 il nativo rigor picciola stilla
565collo spesso cader. Rovere annosa
 cede ai colpi frequenti
 d'assidua scure. E se m'inganno? Oh dio!
 Temo che l'idol mio
 nel conservarsi al primo amor costante
570sia più fermo de' sassi e delle piante.
 
    Vorrei da' lacci sciogliere
 quest'alma prigioniera;
 tu non mi fai risolvere
 speranza lusinghiera.
575Fosti la prima a nascere,
 sei l'ultima a morir.
 
    No, dell'altrui tormento
 no che non sei ristoro;
 ma servi d'alimento
580al credulo desir. (Parte)
 
 Fine dell’atto primo