Didone abbandonata, Parigi, Quillau, 1755, II

 SCENA XVIII
 
 ENEA solo
 
 ENEA
 E soffrirò che sia
525sì barbara mercede
 premio della tua fede, anima mia?
 Tanto amor, tanti doni...
 Ah pria ch'io t'abbandoni,
 pera l'Italia, il mondo,
530resti in obblio profondo
 la mia fama sepolta,
 vada in cenere Troia un'altra volta.
 Ah che dissi! Alle mie
 amorose follie
535gran genitor perdona, io n'ho rossore,
 non fu Enea che parlò; lo disse amore.
 Si parta. E l'empio moro
 stringerà il mio tesoro?
 No... Ma sarà frattanto
540al proprio genitor spergiuro il figlio?
 Padre, amor, gelosia, numi, consiglio.
 
    Se resto sul lido,
 se sciolgo le vele,
 infido, crudele
545mi sento chiamar.
 
    E intanto confuso
 nel dubbio funesto,
 non parto, non resto;
 ma provo il martire
550che avrei nel partire,
 che avrei nel restar. (Parte)
 
 Fine dell’atto primo