Il Demetrio, Madrid, Mojados, 1751

 SCENA XII
 
 ALCESTE e detta
 
 ALCESTE
 Adorata regina, io più non credo
850che di dolor si mora. È folle inganno
 dir che affretti un affanno
 l'ultime della vita ore funeste.
 Se fosse ver, non viverebbe Alceste.
 CLEONICE
 (Tenerezze crudeli!)
 ALCESTE
                                        Ah se l'istessa
855per me tu sei, come per te son io,
 s'è ver che possa ancora
 tutto sperar da te, qual fu l'errore,
 per cui tanto rigore
 io da te meritai, dimmi una volta.
 CLEONICE
860Tutto Alceste saprai. Siedi e m'ascolta.
 ALCESTE
 Servo al sovrano impero.
 CLEONICE
 (Io gelo e temo). (Siede)
 ALCESTE
                                  (Io mi consolo e spero). (Siede)
 CLEONICE
 Alceste, ami da vero
 la tua regina? O t'innamora in lei
865lo splendor della cuna,
 l'onor degli avi e la real fortuna?
 ALCESTE
 Così bassi pensieri
 credi in Alceste? O con i dubbi tuoi
 rimproverar mi vuoi
870le paterne capanne? Io fra le selve
 ove nacqui, ove crebbi,
 o lasciai questi sensi o mai non gli ebbi.
 In Cleonice adoro
 quella beltà che non soggiace al giro
875di fortuna e d'etade. Amo il suo core,
 amo l'anima bella
 che adorna di sé stessa
 e delle sue virtù rende allo scettro
 ed al serto real co' pregi sui
880luce maggior che non ottien da lui.
 CLEONICE
 Da così degno amante
 un magnanimo sforzo
 posso dunque sperar?
 ALCESTE
                                           Qualunque legge
 fedele eseguirò.
 CLEONICE
                                Molto prometti.
 ALCESTE
885E tutto adempirò. Non v'è periglio
 che lieve non divenga
 sostenuto per te. N'andrò sicuro
 a sfidar le tempeste; inerme il petto
 esporrò se lo chiedi incontro all'armi.
 CLEONICE
890Chiedo molto di più. Convien lasciarmi.
 ALCESTE
 Lasciarti? Oh dei! Che dici?
 CLEONICE
 E lasciarmi per sempre e in altro cielo
 viver senza di me.
 ALCESTE
                                    Ma chi prescrive
 così barbara legge?
 CLEONICE
                                      Il mio decoro,
895il genio de' vassalli,
 la giustizia, il dover, la gloria mia.
 ALCESTE
 E con tanta costanza
 chiedi ch'io t'abbandoni?
 CLEONICE
                                                 Ah tu non sai...
 ALCESTE
 So che non m'ami e lo conosco assai. (S’alza)
900Appaga la tua gloria;
 contenta i tuoi vassalli;
 servi alla tua virtù; porta sul trono
 la taccia d'infedele. Io tra le selve
 porterò la memoria
905viva nel cor della mia fé tradita,
 se pure il mio dolor mi lascia in vita. (In atto di partire)
 CLEONICE
 Deh, non partire ancor.
 ALCESTE
                                             Del tuo decoro
 troppo son io geloso. Un vil pastore
 con più lunga dimora avvilirebbe
910il tuo grado real.
 CLEONICE
                                 Tu mi deridi,
 ingrato Alceste.
 ALCESTE
                               Io sono
 veramente l'ingrato; io t'abbandono;
 io sacrifico al fasto
 la fede, i giuramenti,
915le promesse, l'amor. Barbara, infida,
 inumana, spergiura.
 CLEONICE
                                        Io dal tuo labbro
 tutto voglio soffrir. S'altro ti resta,
 sfogati pur. Ma quando
 sazio sei d'insultarmi, almen per poco
920lascia ch'io parli.
 ALCESTE
                                  In tua difesa, ingrata,
 che dir potrai? D'infedeltà sì nera
 la colpa ricoprir forse ti credi?
 CLEONICE
 Non condannarmi ancor. M'ascolta e siedi.
 ALCESTE
 (Oh dei, quanto si fida
925del suo poter!) (Torna a sedere)
 CLEONICE
                               Se ti ricordi, Alceste,
 che per due lustri interi
 fosti de' miei pensieri
 il più dolce pensier, creder potrai
 quanto barbara sia
930nel doverti lasciar la pena mia.
 Ma in faccia a tutto il mondo
 costretta Cleonice
 ad eleggere un re, più col suo core
 consigliarsi non può. Ma deve, oh dio!
935tutti sacrificar gli affetti sui
 alla sua gloria ed alla pace altrui.
 ALCESTE
 Arbitra della scelta
 non ti rese il consiglio?
 CLEONICE
                                             È ver. Potrei
 dell'arbitrio abusar, condurti in trono.
940Ma credi tu che tanti
 ingiustamente esclusi
 ne soffrissero il torto? Insidie ascose,
 aperti insulti e turbolenze interne
 agitariano il regno,
945Alceste e me. La debolezza mia,
 la tua giovane etade, i tuoi natali
 sarian armi all'invidia. I nostri nomi
 sarian per l'Asia in mille bocche e mille
 vil materia di riso. Ah caro Alceste,
950mentiscano i maligni. Altrui d'esempio
 sia la nostra virtù; quest'atto illustre
 compatisca ed ammiri
 il mondo spettator; dagli occhi altrui
 qualche lagrima esiga il caso acerbo
955di due teneri amanti,
 per la gloria capaci
 di spezzar volontari i dolci nodi
 di così giusto e così lungo amore.
 ALCESTE
 Perché, barbari dei, farmi pastore!
 CLEONICE
960Va'. Cediamo al destin. Da me lontano
 vivi felice, il tuo dolor consola.
 Poco avrai da dolerti
 ch'io ti viva infedele, anima mia.
 Già da questo momento
965io comincio a morir. Questo ch'io verso
 fors'è l'ultimo pianto. Addio. Non dirmi
 mai più che infida e che spergiura io sono.
 ALCESTE
 Perdono, anima bella, oh dio, perdono.
 Regna, vivi, conserva (S’alza e s’inginocchia)
970intatta la tua gloria. Io m'arrossisco
 de' miei trasporti; e son felice appieno,
 se da un labbro sì caro
 tanta virtù, tanta costanza imparo.
 CLEONICE
 Sorgi, parti, s'è vero
975ch'ami la mia virtù.
 ALCESTE
                                       Su quella mano,
 che più mia non sarà, permetti almeno
 che imprima il labbro mio
 l'ultimo bacio e poi ti lascio.
 CLEONICE, ALCESTE
                                                     Addio.
 ALCESTE
 
    Mio bel nume, ah non scordarti
980del tuo povero pastor.
 
 CLEONICE
 
    Son regina; io piango; e parti!
 Legge barbara d'onor!
 
 ALCESTE
 
    Ah, non perder la costanza.
 
 CLEONICE
 
 Ah, non cedere al martir.
 
 A DUE
 
985   Non fo poco, o mia speranza,
 a lasciarti e non morir.
 
 ALCESTE
 
    Dei pietosi...
 
 CLEONICE
 
                              Amici dei...
 
 A DUE
 
 In quel cor reggete il mio.
 Qual coraggio aver potrei
       vederla,
990nel               o dio! languir.
       vederlo,
 
 Fine dell’atto secondo