Il Demetrio, Madrid, Mojados, 1751

 SCENA VIII
 
 ALCESTE con due comparse, che portano su bacili manto e corona, e detti
 
 ALCESTE
 Permetti che al tuo piede... (Inginocchiandosi)
 FENICIO
                                                     Alceste, o dei!
 Che fai? Che chiedi?
 ALCESTE
                                         Il nostro re tu sei.
 FENICIO
 Come! Sorgi.
 ALCESTE
                           Signor, per me t'invia
 queste reali insegne
1220la saggia Cleonice. Ella t'attende
 di quelle adorno a celebrar nel tempio
 teco il regio imeneo. Negar non puoi
 del fortunato avviso
 Alceste apportator. So che egualmente
1225cari a Fenicio sono
 il messaggier, la donatrice e il dono.
 FENICIO
 Né pensò la regina
 quanto ineguale a lei
 sia Fenicio d'età?
 ALCESTE
                                   Pensò che in altri
1230più senno e maggior fede
 ritrovar non potea. Con questa scelta
 la magnanima donna
 mille cose compì. Premia il tuo merto;
 fa mentire i maligni;
1235provede al regno; il van desio delude
 di tanti ambiziosi...
 MITRANE
                                       E calma in parte
 le gelose tempeste
 nel dubbio cor dell'affannato Alceste.
 FENICIO
 Ecco l'unico evento a cui quest'alma
1240preparata non era.
 OLINTO
                                     Ogniun sospira
 di vedere il suo re. Consola, o padre,
 gli amici impazienti,
 il popolo fedel, Seleucia tutta
 che freme di piacer.
 FENICIO
                                        Precedi, Olinto,
1245al tempio i passi miei. Di' che fra poco
 vedranno il re. Meco Mitrane e Alceste
 rimangano un momento.
 OLINTO
 (Pur che Alceste non goda, io son contento). (Parte)
 FENICIO
 Numi del ciel, pietosi numi, io tanto
1250non bramavo da voi. Cure felici,
 fortunato sudor. Finisco, Alceste,
 d'esserti padre. In queste braccia accolto
 più col nome di figlio
 esser non puoi. Son queste
1255l'ultime tenerezze. (L’abbraccia)
 ALCESTE
                                      E per qual fallo
 io tanto ben perdei?
 FENICIO
 Son tuo vassallo ed il mio re tu sei. (S’inginocchia)
 ALCESTE
 Sorgi; che dici?
 MITRANE
                                O generoso!
 FENICIO
                                                        Alfine
 riconosci te stesso. In te respira
1260di Demetrio la prole. Il vero erede
 vive in te della Siria. A questo giorno
 felice io ti serbai. Se a me non credi,
 credi a te stesso, all'indole reale,
 al magnanimo cor; credi alla cura
1265ch'ebbi degli anni tuoi; credi al rifiuto
 d'una offerta corona; e credi a queste,
 che m'inondan le gote,
 lagrime di piacer.
 ALCESTE
                                    Ma fin ad ora,
 signor, perché celarmi
1270la sorte mia?
 FENICIO
                           Tutto saprai. Concedi
 che un momento io respiri. Oppresso il core
 dal contento impensato
 niega alla vita il ministero usato. (Parte seguito da quei che portano l’insegne reali)