Didone abbandonata, Parigi, Quillau, 1755, II

 SCENA III
 
 DIDONE con foglio in mano, OSMIDA e poi SELENE
 
 DIDONE
595Già so che si nasconde
 de' Mori il re sotto il mentito Arbace.
 Ma sia qual più gli piace, egli m'offese;
 e senz'altra dimora,
 o suddito o sovrano, io vuo' che mora.
 OSMIDA
600Sempre in me de' tuoi cenni
 il più fedele esecutor vedrai.
 DIDONE
 Premio avrà la tua fede.
 OSMIDA
 E qual premio, o regina? Adopro invano
 per te fede e valore;
605occupa solo Enea tutto il tuo core.
 DIDONE
 Taci, non rammentar quel nome odiato.
 È un perfido, è un ingrato,
 è un'alma senza legge e senza fede.
 Contro me stessa ho sdegno,
610perché finor l'amai.
 OSMIDA
 Se lo torni a mirar ti placherai.
 DIDONE
 Ritornarlo a mirar! Per finch'io viva
 mai più non mi vedrà quell'alma rea.
 SELENE
 Teco vorrebbe Enea
615parlar, se gliel concedi.
 DIDONE
 Enea! Dov'è?
 SELENE
                            Qui presso
 che sospira il piacer di rimirarti.
 DIDONE
 Temerario! Che venga. Osmida parti. (Selene parte)
 OSMIDA
 Io non tel dissi? Enea
620tutta del cor la libertà t'invola.
 DIDONE
 Non tormentarmi più, lasciami sola. (Osmida parte)