Didone abbandonata, Parigi, Quillau, 1755, II

 SCENA IV
 
 DIDONE ed ENEA
 
 DIDONE
 Come! Ancor non partisti? Adorna ancora
 questi barbari lidi il grande Enea?
 E pure io mi credea
625che già varcato il mar, d'Italia in seno
 in trionfo traessi
 popoli debellati e regi oppressi.
 ENEA
 Quest'amara favella
 mal conviene al tuo cor, bella regina.
630Del tuo, dell'onor mio
 sollecito ne vengo. Io so che vuoi
 del moro il fiero orgoglio
 con la morte punir.
 DIDONE
                                      E questo è il foglio.
 ENEA
 La gloria non consente
635ch'io vendichi in tal guisa i torti miei.
 Se per me lo condanni...
 DIDONE
 Condannarlo per te! Troppo t'inganni.
 Passò quel tempo, Enea,
 che Dido a te pensò. Spenta è la face,
640è sciolta la catena
 e del tuo nome or mi rammento appena.
 ENEA
 Pensa che re de' Mori
 è l'orator fallace.
 DIDONE
 Io non so qual ei sia, lo credo Arbace.
 ENEA
645Oh dio! Con la sua morte
 tutta contro di te l'Africa irriti.
 DIDONE
 Consigli or non desio;
 tu provvedi a' tuoi regni, io penso al mio.
 Senza di te finor legge dettai,
650sorger senza di te Cartago io vidi;
 felice me, se mai
 tu non giungevi, ingrato, a questi lidi.
 ENEA
 Se sprezzi il tuo periglio,
 donalo a me; grazia per lui ti chieggio.
 DIDONE
655Sì, veramente io deggio
 il mio regno e me stessa al tuo gran merto.
 A sì fedele amante,
 ad eroe sì pietoso, a' giusti prieghi
 di tanto intercessor nulla si nieghi. (Va al tavolino)
660Inumano! Tiranno! È forse questo
 l'ultimo dì che rimirar mi dei;
 vieni sugli occhi miei;
 sol d'Arbace mi parli e me non curi!
 T'avessi pur veduto
665d'una lagrima sola umido il ciglio!
 Uno sguardo, un sospiro,
 un segno di pietade in te non trovo.
 E poi grazie mi chiedi?
 Per tanti oltraggi ho da premiarti ancora?
670Perché tu lo vuoi salvo, io vuo' che mora. (Soscrive)
 ENEA
 Idol mio, che pur sei,
 ad onta del destin, l'idolo mio,
 che posso dir, che giova
 rinnovar co' sospiri il tuo dolore?
675Ah se per me nel core
 qualche tenero affetto avesti mai,
 placa il tuo sdegno e rasserena i rai.
 Quell'Enea tel domanda
 che tuo cor, che tuo bene un dì chiamasti,
680quel che finora amasti
 più della vita tua, più del tuo soglio,
 quello...
 DIDONE
                  Basta; vincesti; eccoti il foglio.
 Vedi quanto t'adoro ancora ingrato.
 Con un tuo sguardo solo
685mi togli ogni difesa e mi disarmi.
 Ed hai cor di tradirmi? E puoi lasciarmi?
 
    Ah non lasciarmi, no,
 bell'idol mio.
 Di chi mi fiderò
690se tu m'inganni?
 
    Di vita mancherei
 nel dirti addio,
 che viver non potrei
 fra tanti affanni. (Parte)