Demetrio, Torino, Reale, 1757

 SCENA X
 
 OLINTO ed ALCESTE
 
 OLINTO
495Nelle tue scuole il padre
 vuol ch'io virtude apprenda. E bene, Alceste,
 comincia ad erudirmi. Ah! Renda il cielo
 così l'ingegno mio facile e destro
 che non faccia arrossir sì gran maestro.
 ALCESTE
500Signor, quei detti amari
 soffro solo da te. Senza periglio
 tutto può dir chi di Fenicio è figlio.
 OLINTO
 Io poco saggio invero
 ragionai col mio re. Signor, perdona
505se offendo in te la maestà del soglio.
 ALCESTE
 Olinto, addio. Più cimentar non voglio
 la sofferenza mia. Tu scherzi meco,
 m'insulti, mi deridi
 e del rispetto mio troppo ti fidi.
 
510   Scherza il nocchier talora
 coll'aura che si desta;
 ma poi divien tempesta
 che impallidir lo fa.
 
    Non cura il pellegrino
515picciola nuvoletta;
 ma quando men l'aspetta
 quella tonando va. (Parte)