Demetrio, Torino, Reale, 1757

 SCENA XV
 
 BARSENE
 
 BARSENE
 Infelice cor mio, qual altro attendi
 disinganno maggiore? Indarno aspiri
 ad espugnar la fedeltà d'Alceste.
 Ma pur chi sa? La tolleranza, il tempo
655forse lo vincerà. Vince de' sassi
 il nativo rigor picciola stilla
 collo spesso cader. Rovere annosa
 cede ai colpi frequenti
 d'assidua scure. E se m'inganno? Oh dio!
660Temo che l'idol mio
 nel conservarsi al primo amor costante
 sia più fermo de' sassi e delle piante.
 
    Vorrei dai lacci sciogliere
 quest'alma prigioniera.
665Tu non mi fai risolvere,
 speranza lusinghiera;
 fosti la prima a nascere,
 sei l'ultima a morir.
 
    No, dell'altrui tormento
670no che non sei ristoro;
 ma servi d'alimento
 al credulo desir.
 
 Fine dell’atto primo