Demetrio, Torino, Reale, 1757

 SCENA XII
 
 ALCESTE e detta
 
 ALCESTE
 Adorata regina, io più non credo
1015che di dolor si muora. È folle inganno
 dir che affretti un affanno
 l'ultime della vita ore funeste.
 Se fosse ver, non viverebbe Alceste.
 Ma se questa produce
1020sospirata mercé la pena mia,
 la pena ch'io provai
 in questo punto è compensata assai.
 CLEONICE
 (Tenerezze crudeli!)
 ALCESTE
                                        Ah! Se l'istessa
 per me tu sei, come per te son io,
1025s'è ver che posso ancora
 tutto sperar da te, qual fu l'errore,
 per cui tanto rigore
 io da te meritai, dimmi una volta.
 CLEONICE
 Tutto, Alceste, saprai. Siedi e m'ascolta.
 ALCESTE
1030Servo al sovrano impero.
 CLEONICE
 (Io gelo e temo). (Siede)
 ALCESTE
                                  (Io mi consolo e spero). (Siede)
 CLEONICE
 Alceste, ami da vero
 la tua regina? O t'innamora in lei
 lo splendor della cuna,
1035l'onor degli avi e la real fortuna?
 ALCESTE
 Così bassi pensieri
 credi in Alceste? O con i dubbi tuoi
 rimproverar mi vuoi
 le paterne capanne? Io fra le selve
1040ove nacqui, ove crebbi,
 o lasciai questi sensi o mai non gli ebbi.
 In Cleonice adoro
 quella beltà che non soggiace al giro
 di fortuna e d'etade. Amo il suo core.
1045Amo l'anima bella
 che adorna di sé stessa
 e delle sue virtù rende allo scettro
 ed al serto real co' pregi sui
 luce maggior che non ottien da lui.
 CLEONICE
1050Da così degno amante
 un magnanimo sforzo
 posso dunque sperar?
 ALCESTE
                                           Qualunque legge
 fedele eseguirò.
 CLEONICE
                                Molto prometti.
 ALCESTE
 E tutto adempirò. Non v'è periglio
1055che lieve non divenga
 sostenuto per te. N'andrò sicuro
 a sfidar le tempeste; inerme il petto
 esporrò, se lo chiedi, incontro all'armi.
 CLEONICE
 Chiedo molto di più. Convien lasciarmi.
 ALCESTE
1060Lasciarti? Oh dei! Che dici?
 CLEONICE
 E lasciarmi per sempre e in altro cielo
 viver senza di me.
 ALCESTE
                                    Ma chi prescrive
 così barbara legge?
 CLEONICE
                                      Il mio decoro.
 Il genio de' vassalli,
1065la giustizia, il dover, la gloria mia,
 quella virtù che tanto
 ti piacque in me, quella che al regio serto
 rende co' pregi sui
 luce maggior che non ottien da lui.
 ALCESTE
1070E con tanta costanza
 chiedi ch'io t'abbandoni?
 CLEONICE
                                                 Ah! Tu non sai...
 ALCESTE
 So che non m'ami e lo conosco assai. (S’alza)
 Appaga la tua gloria;
 contenta i tuoi vassalli;
1075servi alla tua virtù; porta sul trono
 la taccia d'infedele. Io tra le selve
 porterò la memoria
 viva nel cor della mia fé tradita,
 se pure il mio dolor mi lascia in vita. (In atto di partire)
 CLEONICE
1080Deh non partire ancor.
 ALCESTE
                                            Del tuo decoro
 troppo son io geloso. Un vil pastore
 con più lunga dimora avvilirebbe
 il tuo grado real.
 CLEONICE
                                 Tu mi deridi,
 ingrato Alceste.
 ALCESTE
                               Io sono
1085veramente l'ingrato; io t'abbandono;
 io sacrifico al fasto
 la fede, i giuramenti,
 le promesse, l'amor. Barbara, infida,
 inumana, spergiura.
 CLEONICE
                                        Io dal tuo labbro
1090tutto voglio soffrir. S'altro ti resta,
 sfogati pur. Ma quando
 sazio sei d'insultarmi, almen per poco
 lascia ch'io parli.
 ALCESTE
                                  In tua difesa, ingrata,
 che dir potrai? D'infedeltà sì nera
1095la colpa ricoprir forse tu credi?
 CLEONICE
 Non condannarmi ancor. M'ascolta e siedi.
 ALCESTE
 (Oh dei, quanto si fida (Torna a sedere)
 nel suo poter!)
 CLEONICE
                              Se ti ricordi, Alceste,
 che per due lustri interi
1100fosti de' miei pensieri
 il più dolce pensier, creder potrai
 quanto barbara sia
 nel doverti lasciar la pena mia.
 Ma in faccia a tutto il mondo
1105costretta Cleonice
 ad eleggere un re, più col suo core
 consigliarsi non può. Ma deve, oh dio!
 tutti sacrificar gli affetti sui
 alla sua gloria ed alla pace altrui.
 ALCESTE
1110Arbitra della scelta
 non ti rese il consiglio?
 CLEONICE
                                             È ver, potrei
 dell'arbitrio abusar, condurti in trono;
 ma credi tu che tanti
 ingiustamente esclusi
1115ne soffrissero il torto? Insidie ascose,
 aperti insulti e turbolenze interne
 agiteriano il regno,
 Alceste e me. La debolezza mia,
 la tua giovane etade, i tuoi natali
1120sarian armi all'invidia. I nostri nomi
 sarian per l'Asia in mille bocche e mille
 vil materia di riso. Ah! Caro Alceste,
 mentiscano i maligni. Altrui d'esempio
 sia la nostra virtù; quest'atto illustre
1125compatisca ed ammiri
 il mondo spettator; dagli occhi altrui
 qualche lagrima esiga il caso acerbo
 di due teneri amanti,
 per la gloria capaci
1130di spezzar volontari i dolci nodi
 di così giusto e così lungo amore.
 ALCESTE
 Perché, barbari dei, farmi pastore!
 CLEONICE
 Va'. Cediamo al destin. Da me lontano
 vivi felice, il tuo dolor consola.
1135Poco avrai da dolerti
 ch'io ti viva infedele, anima mia.
 Già da questo momento
 io comincio a morir. Questo ch'io verso
 fors'è l'ultimo pianto. Addio. Non dirmi
1140mai più che infida e che spergiura io sono.
 ALCESTE
 Perdono, anima bella, oh dio! perdono.
 Regna, vivi, conserva (S’alza e s’inginocchia)
 intatta la tua gloria. Io m'arrossisco
 de' miei trasporti; e son felice a pieno,
1145se da un labbro sì caro
 tanta virtù, tanta costanza imparo.
 CLEONICE
 Sorgi, parti, s'è vero
 ch'ami la mia virtù.
 ALCESTE
                                       Su quella mano,
 che più mia non sarà, permetti almeno
1150che imprima il labbro mio
 l'ultimo bacio e poi ti lascio.
 CLEONICE, ALCESTE
                                                     Addio.
 ALCESTE
 
    Non so frenare il pianto,
 cara, nel dirti addio.
 Ma questo pianto mio
1155tutto non è dolor.
 
    È meraviglia, è amore,
 è pentimento e speme;
 son mille affetti insieme
 tutti raccolti al cor. (Parte)