Demetrio, Torino, Reale, 1757

 SCENA III
 
 CLEONICE ed ALCESTE
 
 CLEONICE
 Alceste, assai diverso
 è 'l meditar dall'eseguir l'imprese.
1325Finché mi sei presente,
 facile credo il riportar vittoria
 e parmi che l'amor ceda alla gloria.
 Ma quando poi mi trovo
 priva di te, s'indebolisce il core
1330e la mia gloria, oh dio! cede all'amore.
 ALCESTE
 Che vuoi dirmi perciò?
 CLEONICE
                                             Che non poss'io
 viver senza di te. Se Alceste e 'l regno
 non vuol ch'io goda uniti
 il rigor delle stelle a me funeste,
1335si lasci il regno e non si perda Alceste.
 ALCESTE
 Come!
 CLEONICE
                Su queste arene
 rimaner non conviene. Aure più liete
 a respirare altrove
 teco verrò.
 ALCESTE
                       Meco verrai! Ma dove?
1340Cara, se avessi anch'io,
 sudor degli avi miei, sudditi e trono,
 sarei, più che non sono,
 facile a compiacere il tuo disegno;
 ma i sudditi ed il regno,
1345che in retaggio mi diè sorte tiranna,
 son pochi armenti ed una vil capanna.
 CLEONICE
 Nel tuo povero albergo
 quella pace godrò che in regio tetto
 lunge da te questo mio cor non gode.
1350Là non avrò custode
 che vegliando assicuri i miei riposi;
 ma i sospetti gelosi
 alle placide notti
 non verranno a recar sonni interrotti.
1355Non fumeran le mense
 di rari cibi in lucid'oro accolti;
 ma i frutti ai rami tolti
 di propria man non porteranno aspersi
 d'incognito veleno
1360sconosciuta la morte in questo seno.
 Andrò dal monte al prato
 ma con Alceste a lato;
 scorrerò le foreste
 ma sarà meco Alceste. E sempre il sole,
1365quando tramonta e l'Occidente adorna,
 con te mi lascerà,
 con te mi troverà, quando ritorna.
 ALCESTE
 Cleonice adorata, in queste ancora
 felicità sognate,
1370amabili deliri
 d'alma gentil che nell'amore eccede,
 oh come chiaro il tuo bel cor si vede!
 Ma son vane lusinghe
 d'un acceso desio...
 CLEONICE
                                      Lusinghe vane!
1375Di ricusare un regno
 capace non mi credi?
 ALCESTE
                                          E tu capace
 mi credi di soffrirlo? Ah! Bisognava
 celar, bella regina,
 meglio la tua virtude e meno amante
1380farmi della tua gloria. Io fra le selve
 la tua sorte avvilir? L'anime grandi
 non son prodotte a rimaner sepolte
 in languido riposo. Ed io sarei
 all'Asia debitor di quella pace
1385che fra tante vicende
 dalla tua man, dalla tua mente attende.
 Deh non perdiamo il frutto
 delle lagrime nostre
 e del nostro dolor. Tu fosti, o cara,
1390quella che m'insegnasti
 ad amarti così. Gloria sì bella
 merita questa pena. Ai dì futuri
 l'istoria passerà de' nostri amori
 ma congiunta con quella
1395della nostra virtude. E se non lice
 a noi vivere uniti
 felicemente infin all'ore estreme,
 vivranno almeno i nostri nomi insieme.
 CLEONICE
 Deh perché qui raccolta
1400tutta l'Asia non è? Che l'Asia tutta
 di quell'amor, che in Cleonice accusa,
 nel tuo parlar ritroveria la scusa.
 Io vacillai; ma tu mi rendi, o caro,
 la mia virtude; e nella tua favella
1405quell'istessa virtù mi par più bella.
 Parti ma prima ammira
 gli effetti in me di tua fortezza. Alceste,
 vedrai come io t'imito;
 seguimi nella reggia. Il nuovo sposo
1410da me saprai. Dell'imeneo reale
 ti voglio spettator.
 ALCESTE
                                    Troppa costanza
 brami da me.
 CLEONICE
                            Ci sosterremo insieme
 emulandoci a gara.
 ALCESTE
                                      Oh dio! Non sai
 il barbaro martir d'un vero amante
1415che di quel ben, che a lui sperar non lice,
 invidia in altri il possessor felice.
 CLEONICE
 
    Io so qual pena sia
 quella d'un cor geloso;
 ma penso al tuo riposo,
1420fidati pur di me.
 
    Allor che t'abbandono,
 conoscerai chi sono;
 e l'esserti infedele
 prova sarà di fé. (Parte)