Didone abbandonata, Parigi, Quillau, 1755, II

 SCENA V
 
 ENEA con seguito di troiani e detti
 
 ENEA
 Siam tutti alfin raccolti. Alcun non manca (Uscendo Enea fuggono i mori e lasciano legato Osmida)
 de' dispersi compagni. E ben si tronchi
 ogni dimora alfin; sereno è il cielo;
 l'aure e l'onde son chiare;
1080alle navi, alle navi; al mare, al mare.
 OSMIDA
 Invitto eroe.
 ENEA
                          Che avvenne?
 OSMIDA
                                                      In questo stato
 Iarba, il barbaro re...
 ENEA
                                         Comprendo. Amici
 si ponga Osmida in libertà. (L'indegno
 da chi men può sperarlo abbia soccorso; (I troiani vanno a sciogliere Osmida)
1085ed apprenda virtù dal suo rimorso).
 OSMIDA
 Ah lascia eroe pietoso (S’inginocchia)
 che grato a sì gran don...
 ENEA
                                               Sorgi ed altrove
 rivolgi i passi tuoi.
 OSMIDA
 Grato a virtù sì rara...
 ENEA
1090Se grato esser mi vuoi,
 ad esser fido un'altra volta impara.
 OSMIDA
 
    Quando l'onda, che nasce dal monte,
 al suo fonte ritorni dal prato,
 sarò ingrato a sì bella pietà.
 
1095   Fia del giorno la notte più chiara,
 se a scordarsi quest'anima impara
 di quel braccio che vita mi dà. (Parte)