Demetrio, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA PRIMA
 
  Gabinetto illuminato, con sedia e tavolino da un lato con sopra scettro e corona.
 
 CLEONICE, che siede appoggiata al tavolino, ed OLINTO
 
 CLEONICE
 Basta, Olinto, non più. Fra pochi istanti
 al destinato loco
 il popolo inquieto
 comparir mi vedrà. Chiede ch'io scelga
5lo sposo, il re? Si sceglierà lo sposo,
 il re si sceglierà. Solo un momento
 chiedo a pensar. Che intolleranza è questa,
 importuna, indiscreta? I miei vassalli
 sì poco han di rispetto? A farmi serva
10m'innalzaste sul trono o v'arrossite
 di soggiacere a un femminile impero?
 Pur l'esempio primiero
 Cleonice non è. Senza rossore
 a Talestri, a Tomiri
15servì lo Scita ed in diverso lido
 Babilonia a Semira, Africa a Dido.
 OLINTO
 Perdonami, o regina;
 di noi ti lagni a torto. I pregi tuoi
 non conosce la Siria? Estinto appena
20il tuo gran genitor, t'innalza al trono;
 al tuo genio confida
 la scelta del suo re; tempo concede
 al maturo consiglio; affretta invano,
 invan brama il momento
25già promesso da te per suo conforto;
 e ti lagni di noi? Ti lagni a torto.
 CLEONICE
 E ben, se tanto il regno
 confida a me, di pochi istanti ancora
 non mi nieghi l'indugio.
 OLINTO
                                               Oh dio, regina,
30tante volte deluse
 fur le nostre speranze
 che si teme a ragion. Due lune intere
 donò Seleucia al tuo dolor pietoso
 dovuto al genitor. Del terzo giro
35il termine è vicino
 e non risolvi ancor. Di tua dimora
 quando un sogno funesto,
 quando un infausto dì timida accusi.
 Or dici che vedesti
40a destra balenar, or che su l'ara
 sorse obliqua la fiamma, or che i tuoi sonni
 ruppe d'augel notturno il mesto canto,
 or che dagli occhi tuoi
 cadde improvviso e involontario il pianto.
 CLEONICE
45Fu giusto il mio timor.
 OLINTO
                                            Dopo sì lievi
 mendicati pretesti, in questo giorno
 sceglier prometti. Impaziente e lieto
 tutto il regno raccolto
 previene il dì. Ciascun s'adorna, inteso
50con ricca pompa a comparirti avanti.
 Chi di serici ammanti,
 sudati già dalle sidonie ancelle,
 chi di sanguigne lane,
 che Tiro colorì, le membra avvolge.
55In su la fronte a questi
 vedi tremar fra i lunghi veli attorti
 di raro augel le pellegrine piume;
 dalle tempie di quelli
 vedi cader multiplicata e strana
60serie d'indiche perle. Altri di gemme,
 altri d'oro distingue i ricchi arredi
 di partico destrier. Quanto ha di raro
 tutto espone la Siria; e tornan tutti
 a riveder la luce i preziosi
65dall'avaro timor tesori ascosi.
 CLEONICE
 Inutile sollievo a mia sventura.
 OLINTO
 Ma che pro tanta cura,
 tanto studio che pro? Se, attesa invano
 dall'aurora al meriggio,
70dal meriggio alla sera e dalla sera
 a questa della notte
 già gran parte trascorsa, ancor non vieni?
 Irresoluta, incerta
 dubiti, ti confondi; a' dubbi tuoi
75sembra ogn'indugio insufficiente e corto.
 E ti lagni di noi? Ti lagni a torto.
 CLEONICE
 Purtroppo è ver, purtroppo
 convien ch'io serva a questa
 dura necessità. Vanne, precedi
80il mio venir. Sarà contento il regno;
 lo sposo sceglierò.
 OLINTO
                                   Pensa, rammenta
 che suddito fedele
 Olinto t'ammirò, che il sangue mio...
 CLEONICE
 Lo so; d'illustri eroi
85per le vene trascorse.
 OLINTO
                                         Aggiungi a questo
 i merti di Fenicio...
 CLEONICE
                                      A me son noti.
 OLINTO
 Sai de' consigli suoi...
 CLEONICE
                                          De' suoi consigli
 io conosco il valor; distinguo il pregio
 della sua fedeltà. Tutto pensai,
90tutto, Olinto, io già so.
 OLINTO
                                           Tutto non sai.
 Già da lunga stagion tacito amante
 all'amorose faci
 mi struggo de' tuoi lumi...
 CLEONICE
                                                  Ah parti e taci.
 OLINTO
 Come tacere!
 CLEONICE
                            E ti par tempo, Olinto, (S’alza da sedere)
95di parlarmi d'amor?
 OLINTO
                                        Perché sdegnarti,
 s'io chiedendo mercé...
 CLEONICE
                                             Ma taci e parti.
 OLINTO
 
    Di quell'ingiusto sdegno
 io la cagion non vedo.
 Offenderti non credo,
100parlandoti d'amor.
 
    Tu mi rendesti amante;
 colpa è del tuo sembiante
 la libertà del labbro,
 la servitù del cor. (Parte)