Didone abbandonata, Parigi, Quillau, 1755, II

 SCENA VI
 
 ENEA e SELENE frettolosa
 
 ENEA
 Principessa, ove corri?
 SELENE
                                            A te. M'ascolta.
 ENEA
 Se brami un'altra volta
1100rammentarmi l'amor, t'adopri invano.
 SELENE
 Ma che farà Didone?
 ENEA
                                         Al partir mio
 manca ogni suo periglio.
 La mia presenza i suoi nemici irrita.
 Iarba al trono l'invita;
1105stenda a Iarba la destra e si consoli. (In atto di partire)
 SELENE
 Senti, se a noi t'involi,
 non sol Didone, ancor Selene uccidi.
 ENEA
 Come!
 SELENE
                Dal dì ch'io vidi il tuo sembiante
 celai timida amante
1110l'amor mio, la mia fede;
 ma vicina a morir chiedo mercede.
 Mercé, se non d'amore,
 almeno di pietà. Mercé...
 ENEA
                                                Selene,
 ormai più del tuo foco
1115non mi parlar né degli affetti altrui.
 Non più amante qual fui, guerriero or sono.
 Torno al costume antico;
 chi trattien le mie glorie è mio nemico.
 
    A trionfar mi chiama
1120un bel desio d'onore
 e già sopra il mio core
 comincio a trionfar.
 
    Con generosa brama,
 fra i rischi e le ruine,
1125di nuovi allori il crine
 io volo a circondar. (Parte)