Demetrio, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA VIII
 
 MITRANE, poi ALCESTE dal porto e detti
 
 MITRANE
                                       In questo punto
 sopra picciolo legno Alceste è giunto.
 CLEONICE
 (Numi!)
 FENICIO
                   (Respiro!)
 CLEONICE
                                         Ove si trova?
 MITRANE
                                                                   Ei viene. (Accennando verso il porto)
 CLEONICE
350Fenicio, Olinto, (ah ch'io mi perdo!) andate (S’alza dal trono e seco s’alzano tutti)
 l'amico ad abbracciar che s'avvicina.
 (Io quasi mi scordai d'esser regina). (Torna a sedere. Fenicio e Mitrane vanno ad incontrare Alceste, che in picciola barca si vede approdare, e l’abbracciano)
 OLINTO
 (Inopportuno arrivo!)
 CLEONICE
                                           (Ecco il mio bene. (Verso Alceste che s’avvicina)
 Tu palpiti, o cor mio,
355che riconosci, oh dio! le tue catene).
 ALCESTE
 Pur mi concede il fato
 il piacer sospirato
 di trovarmi a' tuoi piedi, o mia regina.
 Pur il ciel mi concede
360che a te della mia fede
 recar sui labbri miei possa il tributo.
 Felice me, se ancora
 fra le cure del regno
 d'un regio sguardo il mio tributo è degno.
 CLEONICE
365E privata e sovrana
 l'istessa Cleonice in me ritrovi.
 Oh quanto, Alceste, oh quanto
 atteso giungi e sospirato e pianto!
 FENICIO
 (Torno a sperar).
 CLEONICE
                                  Ma qual disastro a noi
370sì gran tempo ti tolse?
 OLINTO
                                           (Oh sofferenza!)
 ALCESTE
 Sai che la mia partenza
 col re tuo genitor...
 OLINTO
                                     Sappiamo, Alceste,
 la pugna, le tempeste,
 di lui la morte e le vicende...
 CLEONICE
                                                      Il resto
375dunque giovi ascoltar. Siegui.
 OLINTO
                                                        (Che pena!)
 ALCESTE
 Al cader d'Alessandro in noi l'ardire
 tutto mancò. Già le nemiche squadre
 balzan sui nostri legni; orrido scempio
 si fa de' vinti; in mille aspetti e mille
380erra intorno la morte. Altri sommerso,
 altri spira trafitto e si confonde
 la cagion del morir tra 'l ferro e l'onde.
 Io, sfortunato avanzo
 di perdite sì grandi, odiando il giorno,
385su la scomposta prora
 d'infranta nave a mille strali esposto,
 lungamente pugnai, finché, versando
 da cento parti il sangue,
 perdei l'uso de' sensi e caddi esangue.
 CLEONICE
390(Mi fa pietà).
 ALCESTE
                            Quindi in balia dell'onde
 quanto errai non so dirti. Aprendo il ciglio,
 il lacero naviglio
 so che più non rividi. In rozzo letto
 sotto rustico tetto io mi trovai.
395Ingombre le pareti
 eran di nasse e reti; e curvo e bianco
 pietoso pescator mi stava al fianco.
 CLEONICE
 Ma in qual terra giungesti?
 ALCESTE
                                                    In Creta; ed era
 cretense il pescator. Questi sul lido
400mi trovò semivivo. Al proprio albergo
 pietoso mi portò. Ristoro al seno,
 dittamo alle ferite
 sollecito apprestò. Questi provvide
 dopo lungo soggiorno
405di quel picciolo legno il mio ritorno.
 FENICIO
 Oh strani eventi!
 OLINTO
                                  Alfine
 l'istoria terminò. Tempo sarebbe...
 CLEONICE
 T'intendo, Olinto; io sceglierò lo sposo.
 Ciascun sieda e m'ascolti. (Fenicio, Olinto e gli altri grandi siedono)
 ALCESTE
                                                  (Io ritornai
410opportuno alla scelta). (Alceste volendo sedere, è impedito da Olinto)
 OLINTO
                                            Olà, che fai?
 ALCESTE
 Servo al cenno real.
 OLINTO
                                      Come! Al mio fianco
 vedrà la Siria un vil pastore assiso?
 ALCESTE
 La Siria ha già diviso
 Alceste dal pastor. Depose Alceste
415tutto l'esser primiero,
 allor che di pastor si fe' guerriero.
 OLINTO
 Ma in quelle vene ancora
 scorre l'ignobil sangue.
 ALCESTE
                                             In queste vene
 tutto si rinnovò; tutto il cangiai,
420quando in vostra difesa io lo versai.
 OLINTO
 Ma qual de' tuoi maggiori
 a tant'oltre aspirar t'aprì la strada?
 ALCESTE
 Il mio cor, la mia destra e la mia spada.
 OLINTO
 Dunque...
 FENICIO
                      Eh taci una volta.
 OLINTO
                                                        Almen si sappia
425la chiarezza qual è degli avi sui.
 FENICIO
 Finisce in te, quando comincia in lui.
 CLEONICE
 Non più; nel mio comando
 si nobilita Alceste.
 OLINTO
                                    In questo loco
 solo ai gradi supremi
430di sedere è permesso.
 CLEONICE
                                           E bene, Alceste
 sieda duce dell'armi,
 del sigillo real sieda custode.
 Ti basta, Olinto? (Alceste siede e Olinto si alza)
 OLINTO
                                  Ah questo è troppo. A lui
 dona te stessa ancor. Conosce ognuno
435dove giunger tu brami.
 FENICIO
                                             In questa guisa,
 temerario, rispondi? Al braccio mio
 lascia il peso, o regina,
 di punir quell'audace.
 CLEONICE
                                           Ai merti suoi,
 all'inesperta età tutto perdono
440ma taccia in avvenir.
 FENICIO
                                         Siedi e raffrena
 tacendo almeno il violento ingegno. (Ad Olinto)
 Udisti?
 OLINTO
                 Ubbidirò. (Fremo di sdegno). (Torna a sedere)
 CLEONICE
 Scelsi già nel mio cor; ma, pria che faccia
 palese il mio pensiero, un'altra io bramo
445sicurezza da voi. Giuri ciascuno
 di tollerar del nuovo re l'impero,
 sia di Siria o straniero
 o sia di chiaro o sia di sangue oscuro.
 OLINTO
 (Come tacer!)
 FENICIO
                             Su la mia fé lo giuro.
 CLEONICE
450Siegui, Olinto.
 FENICIO
                              Non parli?
 OLINTO
 Lasciatemi tacer.
 CLEONICE
                                  Forse ricusi?
 OLINTO
 Io n'ho ragion. Né solo
 m'oppongo al giuramento. Altri vi sono...
 CLEONICE
 E ben, su questo trono (S’alza dal trono e seco tutti)
455regni chi vuole. Io d'un servile impero
 non voglio il peso.
 FENICIO
                                    Eh non curar di pochi
 il contrasto, o regina, in faccia a tanti
 rispettosi vassalli.
 CLEONICE
                                    In faccia mia
 l'ardir di pochi io tollerar non deggio. (Scende dal trono)
460Libero il gran consiglio
 l'affar decida. O senza legge alcuna
 sceglier mi lasci o soffra
 che da quel soglio, ove richiesta ascesi,
 volontaria discenda. Almen privata
465disporrò del cor mio. Volger gli affetti
 almen potrò dove più il genio inclina;
 ed allor crederò d'esser regina.
 
    Se libera non sono,
 se ho da servir nel trono,
470non curo di regnar,
 l'impero io sdegno.
 
    A chi servendo impera
 la servitude è vera,
 è finto il regno. (Parte Cleonice, seguita da Mitrane, dai grandi, dalle guardie e dal popolo)